martedì 21 dicembre 2010

Attacco alla neutralità della rete

Spagna: WikiLeaks svela i retroscena della proposta di legge contro la neutralità della rete

Dopo che a novembre il Senato aveva bocciato una legge che regolamentava l'accesso al web, il primo dicembre è stata approvata la mozione che ne modifica le disposizioni più illiberali. Successivamente, attraverso Wikileaks, sono venute alla luce le pressioni USA nella definizione di quella legge.

sabato 18 dicembre 2010

Reporters Sans Frontières dénonce ...

Médias et sites censurés ou bloqués pour avoir relayé Cablegate

Reporters sans frontières dénonce les mesures de censure prises par des gouvernements ou des entités administratives à l’encontre de sites ou de médias qui ont diffusé les câbles diplomatiques obtenu par WikiLeaks. “Nous ne pouvons que déplorer ces réflexes de censure. Les tentatives de bloquer la diffusion de ces documents sensibles, déjà très largement disponibles sur le Net, sont vouées à l’échec. Elles représentent une atteinte au droit d’être informé.”


Selon le Wall Street Journal, l’aviation américaine (Air Force) a pris des mesure drastiques contre la divulgation des télégrammes diplomatiques par WikiLeaks, en bloquant l’accès de ses employés qui ne disposent pas d’une autorisation spéciale, depuis leurs ordinateurs professionnels, aux sites des cinq quotidiens qui ont directement collaboré avec WikiLeaks : The New York Times, The Guardian, Le Monde, Der Spiegel et El Pais, ainsi qu’une vingtaine d’autres médias ou blogs relayant ces documents. Le quotidien américain s’est procuré une copie du message obtenus par les employés s’ils tentent de se connecter à ces sites : “Accès interdit. L’utilisation d’Internet est enregistrée et surveillée”. Une porte-parole de US Air Force, le lieutenant-colonel Brenda Campbell, a déclaré au New York Times que “les sites de médias qui publient des documents classifiés du site WikiLeaks seront bloqués. Il s’agit de la même procédure qui s’applique aux sites publiant toute information classifiée.” Elle a précisé que seuls les sites postant ces documents dans leur intégralité seront bloqués, et non ceux qui ne diffusent que des extraits. Le ministère de la Défense a pris ses distances par l’intermédiaire d’un porte-parole qui a précisé que cette initiative n’était pas conduite par le ministère, ajoutant que ni l’Armée de terre, ni la Marine, ni les Marines n’ont mis en place des mesures de blocage similaires.

Le gouvernement américain avait ordonné, vendredi 3 décembre 2010, à ses différentes entités, de prendre des mesures pour que leurs employés non autorisés ne puissent plus avoir accès à WikiLeaks depuis leurs ordinateurs professionnels, une mesure mise en place quelques heures plus tard par la bibliothèque du Congrès, qui bloque désormais l’accès au site. Le Bureau du budget de la Maison blanche a rappelé que "chaque employé et chaque sous-traitant du gouvernement fédéral a l’obligation de protéger les informations confidentielles" et que les fuites n’ont pas eu pour effet de déclassifier les documents. Le même jour, l’armée américaine avait mis en ligne sur le réseau Internet utilisé par ses troupes en Irak – NIPRNet - un avertissement contre la consultation des documents publiés par WikiLeaks : "En vertu des règles du ministère de la Défense, (...) le personnel doit éviter de consulter sur le NIPR des articles des publications de WikiLeaks."

Par ailleurs, les journaux qui relaient l’information contenue dans les documents de WikiLeaks font également les frais de la censure dans plusieurs pays. Le Maroc a ainsi bloqué la diffusion de l’édition du quotidien français Le Monde, en date du 12 décembre, tout comme celles du journal espagnol El Pais et du quotidien arabe Al-Quds Al-Arabi, au début du mois de décembre 2010. Ces médias avaient publié un télégramme du consulat américain de Casablanca de décembre 2009 dénonçant les tentatives de corruption de proches du roi Mohammed VI, notamment au cours de transactions immobilières.

Un responsable du ministère de la Communication a déclaré à l’AFP le 14 décembre 2010 que ces médias avaient “été interdits d’entrée pour avoir publié des informations diffamatoires sur le Maroc données sur le site WikiLeaks”. Cette décision s’appuierait sur “un article du code de la presse qui stipule que le ministère de la Communication a le droit d’interdire toute publication dont des articles portent atteinte à la religion, à l’intégrité territoriale et à la monarchie”.

L’accès à WikiLeaks est bloqué, notamment en Chine et en Thaïlande. Au Pakistan, le site est accessible, mais des pages contenant les télégrammes liés au Pakistan sont bloquées.


venerdì 17 dicembre 2010

Contro imposizioni e clandestinità, libertà di scelta e di dibattito



Il 67% degli italiani è favorevole alla legalizzazione dell'eutanasia (Rapporto Eurispes 2010).

Il governo no.

Parliamone. No alla censura di regime.

Associazione Luca Coscioni.

Radicalparty

giovedì 16 dicembre 2010

Wikileaks: fermiamo la repressione in atto - Campagna Avaaz



L'agghiacciante campagna intimidatoria contro WikiLeaks (senza che sia stata violata alcuna legge) è un attacco alla libertà di stampa e alla democrazia. Abbiamo bisogno urgente di una denuncia pubblica enorme per fermare la repressione in corso: raggiungiamo 1 milione di voci e pubblichiamole su intere paginate dei giornali statunitensi questa settimana!

La raccapricciante campagna intimidatoria contro WikiLeaks sta facendo rabbrividire chiunque sia a favore della libertà di stampa.

Gli esperti legali ritengono che WikiLeaks non abbia violato nessuna legge. Nonostante questo i più importanti politici statunitensi lo hanno definito un gruppo terroristico e i commentatori hanno esortato all'uccisione dei membri del suo staff. L'organizzazione è stata attaccata duramente da governi e multinazionali, ma WikiLeaks sta solo pubblicando notizie fornite da un informatore. E vaglia attentamente le informazioni da pubblicare in collaborazione con le maggiori testate giornalistiche mondiali (NYT, Spiegel, Guardian, etc.).

L'impressionante intimidazione extra-giudiziaria contro WikiLeaks è un attacco alla democrazia. Abbiamo bisogno urgente di un appello pubblico per la libertà di stampa e di espressione. Firma la petizione per fermare la repressione in atto e inoltrala a tutti: raggiungiamo 1 milione di firme e pubblichiamole su paginate di quotidiani statunitensi questa settimana!


WikiLeaks non sta agendo da solo; insieme alle maggiori testate nel mondo (New York Times, The Guardian, Der Spiegel, etc.) recensisce attentamente i 250.000 documenti diplomatici statunitensi per eliminare le informazioni che sarebbe da irresponsabili pubblicare. Finora solo 800 cablogrammii sono stati pubblicati. Le precedenti pubblicazioni di WikiLeaks hanno smascherato governi in favore della tortura, l'assassinio di civili in Iraq e Afganistan e la corruzione di grandi multinazionali.

Il governo statunitense sta perseguendo tutte le vie legali possibili per impedire a WikiLeaks di pubblicare altri documenti, ma le leggi delle democrazie proteggono la libertà di stampa. Il governo statunitense e altri possono non essere in favore delle leggi che proteggono la nostra libertà di espressione, ma è proprio per questo che la loro esistenza è fondamentale e che solo un procedimento democratico può modificarle.

Le persone ragionevoli potrebbero essere in disaccordo fra loro se WikiLeaks e i principali quotidiani con cui collabora stanno diffondendo più informazioni di quanto l'opinione pubblica dovrebbe conoscere; se le pubblicazioni mettono in pericolo la fiducia nelle relazioni diplomatiche e se questo sia positivo o meno; se il fondatore di WikiLeaks Julian Assange sia un eroe o piuttosto un mascalzone. Ma niente può giustificare una pericolosa campagna intimidatoria per mettere a tacere un canale mediatico legale da parte dei governi e delle multinazionali. Clicca sotto per partecipare all'appello per fermare la repressione in corso:

Ti chiedi mai perché i media raccontano così di rado tutta la storia di quello che succede dietro le quinte? Ecco perché: quando lo fanno, i governi possono rispondere in maniera brutale. E quando questo succede sta alla gente mettersi dalla parte dei diritti democratici per la libertà di stampa e di espressione. Mai prima d'ora ci si è proposto
(Fonte: Avaaz)


Con speranza,


Ricken, Emma, Alex, Alice, Maria Paz e il resto del team di Avaaz.




mercoledì 15 dicembre 2010

Stampa e Regime, davvero

Si vergogni Stajano!


di Valter Vecellio

Qual è la forza della mafia? Ce lo spiega Corrado Stajano sul “Corriere della Sera” dell’11 dicembre scorso, recensendo “Mafia e politica nella seconda repubblica” del professor Nando Dalla Chiesa. Del professore, nonostante gli anni trascorsi, conserviamo freschissima memoria degli insulti scagliati contro Leonardo Sciascia; ne ricordiamo la prosa, e in particolare un libro; e sono state letture sufficienti, ad altre preferiamo dedicare il nostro tempo. Anche l’articolo di Stajano ci era sfuggito, e dobbiamo a un paio di compagni che ce l’hanno segnalato, se abbiamo infine letto il suo “La bandiera bianca dell’antimafia”; e segnatamente la perla che segue:

“…La forza della mafia, si sa, è fuori dalla mafia, sempre bisognosa di un puntello della politica che a sua volta se ne serve. La DC di Lima e di Andreotti (fino al 1980), il PSI e i radicali nell’86, poi, dopo la caduta del muro di Berlino dell’89 e l’inchiesta milanese di Mani Pulite”, la ricerca di una nuova alleanza…”.



Si vergogni, Stajano; e con lui, se sanno, si vergogni il direttore del “Corriere della Sera”, e il responsabile della pagina culturale che hanno pubblicato e lasciato pubblicare questa infamità. Dunque, i radicali nel 1986 sono stati un puntello che si è servita ed è servita alla mafia. Si vergognino. Facciano nomi, citino episodi, fatti, situazioni; ci dicano, se possono e se sanno, in che modo i radicali sono stati puntello della mafia e la mafia è stata puntello dei radicali. E’ lo stesso tipo di aggressione volgare e rivoltante che patì Leonardo Sciascia quando lo si accusò di essere un quaquaraquà, e poi si giunse a sostenere che “Il Giorno della civetta” è un romanzo che esalta la mafia; la stessa aggressione che subì Giovanni Falcone: accusato di essersi asservito a Claudio Martelli e ai socialisti, di tener chiusi nei cassetti la verità sui delitti eccellenti di mafia… Che schifo, davvero!


(Fonte: Notizie Radicali)