Uno studioso al servizio dello Stato
di Marco Biagi
Ognuno di noi ha un personale ricordo di Massimo D’Antona. Il mio riguarda un comune impegno in una serie di attivita` collegate alla nostra collaborazione presso alcuni Ministeri. All’inizio dell’anno avevamo preparato, in pratica a quattro mani, una bozza di revisione della legge 146 sullo sciopero nei servizi essenziali. Erano state settimane intense, di contatti con le parti sociali e con il Ministro per la Funzione Pubblica. Piu` recentemente avevamo iniziato a lavorare assieme per il Ministro dei Trasporti a un progetto in tema di azionariato dei dipendenti. Al Ministero del Lavoro ci eravamo trovati spesso a collaborare al Piano Nazionale dell’occupazione del 1999. Mi riferisco ai contatti piu` recenti con Massimo, anche se ci frequentavamo da moltissimi anni.
In questo periodo piu` recente ho conosciuto da vicino Massimo D’Antona nella sua veste di studioso al servizio dello Stato. Sulle sue qualita` scientifiche non mi soffermo perche ́ altri potranno parlarne assai meglio di me. Preferisco ricordare la sua straordinaria capacita` di porre doti non comuni di ricercatore al servizio dello Stato. Da molti anni Massimo coltivava questo genere di collaborazione. Avendo avuto un’esperienza simile, anche se assai piu` recente e di inferiore livello di responsabilita`, ho apprezzato il suo grande stile nel collaborare con Ministri e comunque responsabili politici del processo decisionale. Non rinunciava mai a segnalare gli aspetti anche piu` sgradevoli, sapendo pero` suggerire sempre soluzioni concrete. Insomma, Massimo non e` mai stato un consigliere del principe, ma un vero servitore dello Stato. Questo spiega la circostanza davvero eccezionale, per cui in tanti Ministri si siano rivolti a lui in diversi Governi.
Ho davvero ammirato Massimo per l’equilibrio e lo stile nel condurre trattative non facili con le parti sociali. L’ho visto da vicino quando nello spazio di poche ore riusciva a predisporre soluzioni anche tecnicamente complesse a problemi insorti improvvisamente. Sono rimasto colpito della grande versatilita` che gli consentiva di offrire un parere, di progettare una soluzione su temi anche lontani tra loro: dal mondo del pubblico impiego, alle complesse relazioni sindacali del settore dei trasporti, fino al piu` recente approdo ad un ruolo di regista dell’applicazione delle ultime intese concertative. Massimo affrontava tutto con un senso dello Stato davvero innato: non la semplice mediazione, ma la ricerca dell’interesse pubblico. Forse anche per questo l’hanno ucciso. Certo anche per questo rimarra` un modello per tutti coloro che ancora hanno a cuore lo sviluppo di uno Stato moderno ed efficiente. Massimo si e` battuto per questi ideali. Spetta a noi continuare in questo sforzo nel suo ricordo e nel suo nome.
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