lunedì 6 giugno 2011

Le ragioni di un Satyagraha




Sintesi della conversazione domenicale di Marco Pannella a “Radio “Radicale” - Introduzione
Le code del voto per le amministrative, il referendum, la situazione mediorientale, l'iniziativa nonviolenta di Marco Pannella, giunto quasi al cinquantesimo giorno di sciopero della fame.
Pannella: “Senza democrazia, il primo a non sapere – come noto – è proprio il migliore, il più importante, il Presidente della Repubblica”. L'attività di “studio per meglio conoscere” dei Radicali e il dossier del Centro d'Ascolto radio-televisivo sulle presenze di 1.030 politici nei principali talk-show italiani: “Il caso vuole, il caso, che io – alla mia veneranda età, onusto di onori – non sono nemmeno tra i 1.030. Ed è una regola”.
Il comunicato di sabato di Marco Pannella così recitava: “Nella nondemocrazia e nello stato non-di diritto i cittadini, a cominciare anche da quelli fra loro che sono i massimi rappresentanti, hanno diritto di conoscere per responsabilmente deliberare. quindi assolverò sempre più il dovere di cittadino leale di informare, perché conosca innanzitutto il Presidente della Repubblica, in quanto tale e anche per stima e affetto carissimo a tutti noi, perché conosca almeno lui. e comincerò fra alcune ore da radio radicale, domenica alle 17”. Pannella: “Cominciamo con questo. Storicamente, e sul piano dell'anti-democrazia e dell'anti-legalità, noi siamo in una situazione molto peggiore di quanto non fossimo in passato. Possiamo mostrarlo, non abbiamo bisogno di dimostrarlo. Senza democrazia, il primo a non sapere – come noto – è proprio il migliore, il più importante, il Presidente della Repubblica, quello che meno può vivere tra la gente, nel popolo”. “Soprattutto essendo, come è l'attuale presidente, un ottimo presidente nelle condizioni date, e in più da parte nostra c'è semplicemente davvero caro affetto per la persona che è, e che avevo previsto, e che sta affrontando una situazione nella quale lui stesso dice non immaginava avrebbe dovuto svolgere il suo mandato. Parliamo in termini chiari: una lotta rivoluzionaria e di alternativa di lungo periodo, in un regime non democratico e che non rispetta la propria legalità. Il fascismo era infame perché la sua propria legalità era fascista”. “Mentre oggi noi ci troviamo con un regime che sul piano dei diritti umani, fra quali c'è quello della conoscenza, è contro la propria Costituzione. È un regime di quotidiano assassinio della 'più bella Costituzione del mondo', per citare l'idea fissa, dolcissima, di Pier Luigi Bersani; solo che lui, se pensa un po' alla sua storia, può darsi che fosse bella, ma loro si sono preoccupati per una generazione di ammazzarla, e quindi oggi parliamo dei resti, dei rifiuti, di quella roba che loro dicono di trovare molto bella”.
L'attività di “studio per meglio conoscere” dei Radicali: “Oggi la situazione è questa. Per 20-30 anni, con un contribuito egregio e da tutti conosciuto del Centro d'ascolto radio-televisivo radicale, l'attività conoscitiva aveva la forma di calcolare quanti secondi-minuti avessero a disposizione le varie forze politiche. Ma in realtà questo non riguardava il popolo italiano. La verità è un'altra: si tratta di capire quanto le italiane e gli italiani ricevano di informazione, di propaganda, etc. Questo non era mai stato fatto, e invece lo stiamo facendo. Con i mezzi dell'unico partito non ladro di danaro, di legalità, di diritti, l'unico partito che il regime stesso ha subito riconosciuto e combattuto – spesso con l'acqua alla gola – per 30 anni, e continua a farlo”. “Quindi noi abbiamo stabilito questo metodo di lavoro e studio: posti i soliti settimanali di scatenato regime – quindi Porta a Porta, Annozero, Ballarò e alcuni altri –, si sono individuati in un anno 2 miliardi e rotti di 'ascolti'”. “E' quanto ai viventi italianofoni che sono ascoltatori, quanto di loro complessivamente in ascolto possono avere di input, di conoscenza. Abbiamo stabilito che sono 2 miliardi e rotti. A questo punto si è iniziato a vedere come sono composti questi due miliardi di ascolti. E siamo arrivati al punto di poter fornire dei dati che fanno parte di un dossier di grande eloquenza. Possiamo per esempio stabilire che di personalità politiche ne abbiamo individuate 1.030, partendo da quelle che magari sono state ascoltate almeno per un minuto. Colui che gli italiani hanno potuto di più ascoltare ha 140 milioni di ascolti nell'anno, ed è Tonino Di Pietro”. “Il Presidente della Repubblica lo abbiamo informato sul fatto che per il Centro d'ascolto è stato fatto l'impossibile da parte del regime, cioè dalla Camera dei Deputati, dal Senato, dalla Presidenza della Repubblica, dalla Autorità garante, per farlo chiudere”. La visita di Sandro Curzi al Centro d'Ascolto: “Non credeva ai suoi occhi: 'Ma che cosa enorme!'. Eppure noi stavamo chiudendo”.
“Però risorgiamo, dicendo che noi possiamo informare il Presidente della Repubblica che questa traccia dell'anno degli italiani, attraverso queste trasmissioni dei massa che ci sono, sono estremamente indicative. Ma tra tre giorni daremo un aggiornamento perché gli ultimi due mesi sono ancora più chiari. Dev'essere chiaro al Presidente della Repubblica, che è il mio presidente, che lui presiede una Repubblica anti-democratica”. La storia di Napolitano non è la stessa storia di quei comunisti – come Ignazio Silone e Arthur Koestler - “che avevano una caratteristica: si erano accorti, non proprio in tempo perché fosse possibile batterla, che l'utopia comunista, le speranze per cui erano stati comunisti, si stavano traducendo nel 'socialismo reale', cioè in qualcosa che ha assommato nella storia dell'umanità molti più assassinati di quanto non abbia fatto il nazismo”. “Sui 1.030 politici c'è – figuratevi un po' - una Radicale che figura al 50esimo posto, con 5 milioni di ascolti su 2 miliardi e rotti di ascolti totali”. “Poi vi sono altri radicali: Rita Bernardini, Mario Staderini, che assieme vanno verso il 250esimo, 280esimo posto. In totale i Radicali hanno 10 milioni di ascolti su oltre 2 miliardi”. “Si individuano 1.030 politici in quest'anno. Il caso vuole, il caso, che io – alla mia veneranda età, onusto di onori – non sono nemmeno tra i 1.030. Ed è una regola. L'Autorità Garante, con rispetto parlando, per 49 volte in 10 anni ha sanzionato Rai-Mediaset, dando ragione ai nostri ricorsi. Un'Autorità Garante che in 10 anni cumula 49 interventi dandoci ragione, e però questi continuano, è semplicemente un'Autorità che garantisce che tutto questo continui”.
Pannella: “Qualcuno dirà: 'Ma come potete pensare che verso voi Radicali, così piccolini, ci sia tale persecuzione?' Allora c'è un'altra cosa che viene fuori: è chiaro, chiarissimo, che negli ultimi 40 anni uno solo è stato il nemico per tutte le componenti del regime partitocratico; siamo stati noi del Partito Radicale costituito tra il 5 e il 10 dicembre del 1955”.
Pannella: “Ma è possibile che ci sia questa necessità” di cancellare i Radicali? “Sì, è un riflesso da Terza Internazionale”. “Non c'è più bisogno dell'esorcista. Con questa situazione rispetto a due miliardi e mezzo di ascolti, nessuno – anche lo volesse – può avere sentito nemmeno per un istante la mia voce, se non quando carpita a un telegiornale dove mi fanno vedere con la faccia da vecchio rimbambito, e poi dicendo due parole come un vecchio rimbambito”. “Qualcuno dirà: ma come potete pensare che verso voi Radicali, così piccolini, ci sia tale persecuzione? Allora c'è un'altra cosa che viene fuori: è chiaro, chiarissimo, che negli ultimi 40 anni uno solo è stato il nemico per tutte le componenti del regime partitocratico; siamo stati noi del Partito Radicale costituito tra il 5 e il 10 dicembre del 1955”. La figura di Elio Vittorini, comunista e presidente del Pr, e le sue motivazioni per mettersi alla testa di pochi Radicali: “Perché voi siete gli unici copernicani in questo mondo che è totalmente tolemaico”. “Ricordo che raccontai questo andando a casa di Luca Boneschi, o meglio di sua moglie; quando lei mi ri-presentò un giovane comunista che aveva voluto confluire nell'Unione Goliardica italiana, ed era Achille Occhetto, e a quello raccontai questa storia. Venti anni dopo lui me ne ha parlato del Pds che stava nascendo. Le cose sono divertenti per chi ha memoria e può avere memoria. 'Se il futuro avrà una memoria', diceva Leonardo (Sciascia, ndr). Ma si può avere memoria soltanto di qualcosa che si conosce”.
Il dossier del Centro d'Ascolto già consegnato al Presidente della Repubblica: “Non lo do a te perché è un malloppo, ma lo do ai tuoi collaboratori che lo studieranno e poi ne trarranno l'importanza – ha detto Pannella al Presidente Napolitano – La mia sensazione è che questo non sia avvenuto. Io sono stato il primo a dire che le scelte compiute dal Presidente che avevamo concorso a eleggere gli avrebbero creato una vita impossibile, posto che lui con naturalezza e moralità si è trovato benissimo e capacissimo a fare il Presidente come lo erano stati per 21 anni – seppure a mio avviso contro la Costituzione - i suoi predecessori. Scalfaro, Cossiga e Ciampi tutti i giorni si rivolgevano al popolo, e a questo punto lui dal primo giorno si è sottoposto a una fatica straordinaria e le fatiche straordinarie dovute a moralità e compattezza, a convinzione profonda, mettono alla prova e irrobustiscono. E' quello che credo di avere appreso e confermato con la mia vita. Tra tutti quelli che hanno visto Napolitano al Parlamento europeo anni fa, tutti sono d'accordo nel dire che lui è ringiovanito, e non appaia semplicemente più giovane, pure a fronte di una attività che è dieci volte più pesante di quella che già assicurava al Parlamento europeo. Ma non si rende conto di cosa voglia dire l'anti-democrazia. Adesso abbiamo però dato le carte. Mi auguro che Macaluso, mi auguro che qualche giornale voglia apprendere qualcosa, scrivere qualcosa, conoscere queste carte”.
L'ingresso dei Radicali in Parlamento nel 1976, esito anche di una campagna nonviolenta e poi di un appello pubblicato a pagamento su Repubblica e sottoscritto da 170 personalità: “Fu che anche grazie a questo appello il principio che si affermò non fu quello della compensazione su censura, ma quello della riparazione al popolo, al Paese; ciò venne stabilito dall'immediato antecedente di quella che oggi è la Commissione di vigilanza”. I Radicali ottennero un'ora e un quarto di trasmissione ed entrarono alla Camera per 400 voti.
La situazione dell'informazione in Italia, secondo Pannella, va considerata assieme al prolungato tradimento della Costituzione, a partire dagli istituti originariamente previsti come le Regioni e i referendum, “negati per una generazione a tutti gli italiani”.
Il caso della scheda referendaria: “Oggi sui referendum si evocano ancora grandi paure del regime. Ma chi ha colpito il referendum è stata proprio la maggioranza dei partiti usciti dalla Costituzione”. Il referendum non è esistito “fino a quando non gli si è dovuto dare al Vaticano il referendum, per compensare il fatto che nel Parlamento repubblicano, con maggioranza repubblicana e monopolio dell'opposizione praticamente al frontismo comunista, eravamo riusciti a far approvare una legge sul divorzio; non con l'aiuto del Mondo o dell'Espresso – nota Pannella - ma di Abc e dell'editore lombardo, e innanzitutto stampatore, Enzo Sabato”.
La differenza tra la storia personale del Presidente della Repubblica e quella di Pannella contribuisce a spiegare la diversa percezione del momento attuale: “Io da ragazzo – ricorda Pannella - ho vissuto in mezzo a coloro che sentivano in senso anti-positivistico il fatto che la storia è corsi e ricorsi del bene e del male; io ho vissuto con chi si era accorto – nel momento del trionfo dell'impero – che il loro ideale stava donando al mondo il massimo di barbarie della sua storia. Ed erano Ignazio Silone e gli altri; adesso purtroppo mi accorgo che a una storia comunista pulita, nobile, come quella di Giorgio Napolitano, che noi che siamo stati attenti al socialismo reale per amore del socialismo reale, oggi lui per amore della democrazia non si accorge che la sua Repubblica è una Repubblica anti-democratica. Non ha i parametri, non ha la sensibilità”.
Il manifesto-appello del 1976 su un'iniziativa nonviolenta di allora di Marco Pannella: “Ho mandato in giro questo documento, l'ho mandato anche al Presidente, dicendogli che era uno scoop. Quando l'ho mandato, ho tolto le indicazioni della data. Il manifesto-appello dice: 'Indipendentemente dalle posizioni e dai programmi del Partito radicale, che si possono condividere o non condividere, rifiutare o anche osteggiare, i motivi che hanno determinato Marco Pannella a minacciare prima e a intraprendere ora un digiuno questa volta totale non possono non essere condivisi; le sue richieste sono giuste e legittime, nella loro immediatezza oltre che nel loro contenuto. Fondamento di ogni democrazia politica è il libero concorso di tutte le forze politiche alla formazione della volontà popolare. L'accesso ai mezzi di comunicazione di massa è essenziale perché questa libertà di partecipazione alla lotta politica non sia soltanto formale e negata nei fatti, e perché sia assicurato il diritto di tutti i cittadini a conoscere per deliberare. E' assurdo e scandaloso – si diceva il 29 aprile 1976, in un annuncio apparso a pagamento su Repubblica. Oggi ringrazio Pisapia che ha detto di ritenere 'scandaloso' il silenzio sulla mia iniziativa”. “Rivolgiamo perciò un appello ai presidenti della Camera e del Senato – continuava l'appello – ai segretari dei partiti politici rappresentanti in Parlamento, perché queste richieste siano accolte”. Tra i firmatari: “Pietro Nenni, Elena Croce, Arrigo Benedetti – diciamo il gemello di Pannunzio - Guido Calogero, Aldo Visalberghi, Loris Fortuna, Tullio Pericoli, Alessandro Galante Garrone, Ingazio Silone, Giuliano Amato, Giuseppe Caputo, Vera Bertinetti, Giulia Borgese, Cesare Medail, Viviana Dominici, Alfonso Madeo, Valentino Bucchi, Umberto Eco, Gustavo Comba – mi è molto caro questo perché era un nostro vecchio compagno radicale valdese tra i primissimi quando prendemmo in mano quello che 'non restava' del Partito radicale precedente -, Francesco Alberoni, Giorgio Galli, Stefano Rodotà, etc.”. “Questi sono alcuni dei 170 del primo appello, poi si raccolsero 2.000 firme”. “Quale fu l'esito di questo? L'esito fu che anche grazie a questo appello il principio che si affermò non fu quello della compensazione su censura, ma quello della riparazione al popolo, al Paese; ciò venne stabilito dall'immediato antecedente di quella che oggi è la Commissione di vigilanza. Umberto Della Fava, Michele Principe della Rai, a questo punto dettero quello che chiedevo: un'ora e un quarto di riparazione alla Lid – dopo che la gente aveva già votato il divorzio - e un'ora e un quarto al Partito Radicale. Allora le reti erano soltanto due, e andammo in orari di buon medio ascolto, quindi quell'ora e un quarto arrivò a 10-15 milioni su 50 milioni di cittadini. Si ottenne questo, e questo cosa provocò?”. Grazie anche al contributo della radio appena ottenuta, “per 400 voti entrammo in Parlamento. Questo ha significato, in termini proprio da piccolo Bignami o da iper accademica storia d'Italia, il confronto, lo scontro, la lotta ufficiale, con tutti i grandi eventi istituzionali rappresentati dallo scontro aperto tra il regime e tutte le sue parti – questo è vero anche nel periodo del sequestro e del voluto assassinio di Aldo Moro – e i Radicali organizzati dall'altra”.
La “concessione” del referendum da parte del regime al popolo italiano nel 1974, la campagna elettorale dei Radicali per il 1976 e i primi due mesi di iniziativa parlamentare radicale sulla vicenda del giudice Occorsio e sulla figura di Gelli.
Pannella: “Si vince il referendum nel 1974, il referendum sulla Legge Fortuna che comunisti, Dc, liberali con il più potente tra loro come Bozzi, erano tutti mobilitati per superare. Quel referendum che fu definito 'iattura' perfino dal segretario del Pci, Luigi Longo”. “Prima cos'era accaduto? Questo referendum il regime lo aveva concesso in cambio della firma da parte del Presidente del Consiglio democristiano della legge Fortuna-Baslini sul divorzio. Va bene la legge, però allora si dà agli italiani quel diritto che gli è stato negato per una generazione”, quello di abrogare la legge tramite referendum. “Ma a questo punto si rimandava il referendum al 1974 se nel 1972 c'era crisi di governo e nuove elezioni. Noi subito gridammo: 'Voi avete preferito perdere le elezioni che vincere il referendum! Felloni laici, gente di regime!'. Tanto è vero che a questo punto vinse in quelle occasioni non il centro-sinistra ma il centro-destra, perché vi fu il governo Andreotti-Malagodi, con tre ministri liberali che prima avevano detto invece che non sarebbero entrati in quel governo”. “Siccome noi nel frattempo raccogliamo firme per altri otto referendum, il cui slogan era: 'Fermali con una firma'. Si raccoglievano per aborto, etc”. La posizione di Rossana Rossanda e del Manifesto. “Non appena entriamo in 4 in Parlamento, grazie a questo appello su Repubblica...”. E forse anche a dei ceffoni presi da Pannella durante la campagna elettorale, ricorda Valter Vecellio: “Certo, ma lì era tutto, perché noi contestavamo tutto, compresa l'abitudine che sembrava assegnare al Pci il diritto acquisito di essere sempre il primo su tutte le schede elettorali; e allora fummo picchiati perché ci mettevamo in fila quattro giorni prima per contendere il primo posto ed arrivavano anche Giancarlo Pajetta, con dei compagni robusti, che sbattevano via i Radicali. Allora andammo sotto Botteghe Oscure chiedendo: 'Perché, compagni comunisti, non sorteggiare la posizione sulla scheda?'. Allora venne fuori il vecchio portiere di Botteghe Oscure e mi ammolla uno sganassone; avevo portato con me i giornalisti, ma il giornalismo italiano era già quello che era, e quindi non avevano ripreso nemmeno una foto. Allora ho continuato, e lui per la seconda volta mi dà una sberla; e questa volta la sberla tentata venne fuori. Però non distraiamoci. A questo punto noi dunque entriamo in Parlamento in questo modo e dopo due mesi che siamo eletti, facciamo due cose: uno, chiediamo un dibattito sull'assassinio del giudice Vittorio Occorsio, ma soprattutto chiediamo subito al Presidente del Consiglio Andreotti di darci conto del perché lui riceva abitualmente un preteso rappresentante di una repubblica sudamericana e noto come il massimo esponente di una presunta loggia massonica, la P2 di Gelli. Alla fine della legislatura, il Pci aveva fatto due interventi su quest'ultimo punto, noi sette”.
L'ostruzionismo radicale secondo i regolamenti, il cambiamento dell'agenda parlamentare di Dc e Pci dopo l'elezione dei Radicali, il ruolo della Corte Costituzionale sui referendum del 1978 e l'assassinio di Aldo Moro. 
Pannella: “Noi immediatamente iniziamo a chiedere i regolamenti. Anche perché, essendoci tra questi altri nostri referendum uno sull'abrogazione del Concordato, del Codice Rocco, in corso di presentazione, per cui si sarebbero dovuti tenere nel 1978, a questo punto per evitare i referendum cosa fanno? La Dc e il Pci si mettono d'accordo e sapendo che sull'aborto non si poteva andare perché avremmo vinto noi Radicali solamente, con il popolo cattolico e il popolo comunista. Allora ce lo votano loro, e noi votiamo contro. Il gioco era: approvare leggi su tutto, sui manicomi per esempio, in fretta perché senno scattavano i referendum”. Tutto contro “il nostro ostruzionismo che era per la prima volta la semplice applicazione rigorosa dei regolamenti della Camera”. “Approvano, loro, la Dc e il Pci, la legge sull'aborto, per evitare il referendum, perché il nostro referendum rinviava in modo preciso a una normativa che era diversa dalla loro che invece creava l'aborto di Stato, pure con l'obiezione di coscienza”. “Noi da soli qui dentro facciamo questo e loro a questo punto si preparano, perché ci hanno già mollato – a me, a noi - la riforma del diritto di famiglia nel 1975, ovvero alla vigilia delle elezioni che seguivano la nostra vittoria sul divorzio, e anche la prima depenalizzazione del consumo della droga, e anche il voto ai diciottenni. Si tenga presente che stiamo discutendo di come mai ci trattano in questo modo, o di perché trattano il popolo in questo modo, e di perché noi siamo i nemici principali. Allora a questo punto comincia il comportamento da suprema cupola della mafiosità partitocratica, di una partitocrazia letteralmente – non moralmente - criminale e di delinquenza abituale”: “noi non esistiamo nei media perché esistiamo nel popolo, esistiamo nei loro familiari, nei loro nonni e nei loro nipoti. Allora nel 1978 loro fanno fuori i due referendum che sarebbero stati rivoluzionari. Dopo il referendum sul divorzio e la legge del Parlamento sull'aborto, si andava a votare, con il 70 per cento degli italiani d'accordo, l'abolizione del Concordato fascista. Fanno fuori quel referendum con delle motivazioni che il relatore Livio Paladin, per una notte, cercò di impedire. I colonnelli sono già mobilitati a difesa della partitocrazia, e sono gli uomini del jure italiano”. L'articolo di Francesco Paolo Bonifacio, sul Corriere della Sera, sulla Corte Costituzionale e l'appoggio dei Radicali.
Ancora: “Moro fu assassinato anche perché la linea che il Bottegone ebbe la forza di imporre a Piazza del Gesù fu che per il bene del Paese bisognava lasciar morire Moro. Tanto è vero che nel momento in cui si ha la notizia della strage di Via Fani, la partitocrazia abolisce la democrazia”. “E comincia: caso Moro, poi la replica, gli stessi autori sono dietro il caso Cirillo perché vogliono liquidare la Dc”.
Il caso delle legislature che “cadono soltanto per impedire i referendum radicali”. 
E inizia un'altra tendenza, quella delle legislature che “cadono soltanto per impedire i referendum radicali”. Il ruolo della Corte Costituzionale dal 1978 alla fine degli anni 90. “Ma perché tutto questo non viene raccontato? Quante tesi sono state assegnate su qualcosa di così incredibile? A un certo punto, siccome ci sono di nuovo i referendum radicali sulla giustizia e su tutte le altre cose, stabiliscono che non si possono fare, perché avremmo stravinto di nuovo”. “Cosa escogita un Presidente della Repubblica? Non si possono fare i referendum. Eppure in Parlamento c'è una stragrande maggioranza del penta-partito, quindi il Presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere in queste condizioni. Ma così – è il ragionamento – tengono il referendum. Allora dice: qui bisogna che la Dc non dia essa stessa la fiducia. Allora la prima volta chiamano Fanfani, ma lui si rifiuta. Anche perché se uno prende l'incarico per fare il governo e poi opera per non farlo, anche il Presidente della Repubblica che sta a questo gioco, in un paese serio, sarebbe accusato di tradimento della Costituzione e di sovversione. Poi si chiama Andreotti; poi di nuovo Fanfani che questa volta, sacrificandosi per il partito, accetta. Io convinco Bettino e noi facciamo contro la campagna contro ma, insieme ai socialisti, votiamo per il governo Fanfani; i comunisti, figurati, per far vedere che loro sono quelli 'contro la Dc', votano contro, mentre Dc e partiti laici si astengono per fare le elezioni – nonostante il Parlamento avesse una maggioranza ampia che avrebbe garantito due anni di governo. Ma qualcuno ha mai raccontato questo? Ma quante tesi sono state date su questo argomento?”.
Il caso del referendum sulla smilitarizzazione della Guardia di Finanza e lo scoop di Maurizio Belpietro sul Tempo di allora.
Pannella: “Siamo il nemico perché abbiamo una perfetta capacità di resistenza, mentre loro oggi rappresentano oltre due milioni di persone che vivono di politica, la categoria più forte e potente”. I rapporti tra Radicali e Silvio Berlusconi: “Noi non siamo mai stati con Silvio Berlusconi. Silvio Berlusconi, clamorosamente e ufficialmente, è stato lui con noi”. 
Pannella: “Sono ladri di denaro e di vite. Hanno creato due milioni e più di persone che vivono di politica, quindi hanno bisogno” di cancellare i Radicali. La battaglia radicale contro il debito pubblico. “Oggi il popolo italiano si trova ad essere bombardato, in un modo nemmeno lontanamente equiparabile a quanto avveniva con le radio di Goebbels e Mussolini”. Il tradimento degli esiti referendari da parte del Parlamento. Le leggi Fini-Bossi e Fini-Giovanardi “riempiono in larga parte le nostre carceri”. “Siamo il nemico perché abbiamo una perfetta capacità di resistenza, perché loro oggi rappresentano oltre due milioni di persone che vivono di politica, la categoria più forte e potente. E quindi hanno bisogno che Emma Bonino” sia cancellata: “Ricordo che anche il povero Fabris, sicuramente il più autorevole dei sondaggisti italiani, che faceva lezioni alla Bocconi dicendo: 'Non ho ma visto quello che accade adesso. Loro non vanno mai in televisione, eppure due terzi degli italiani vogliono Emma Bonino Presidente della Repubblica'. Ma quelli sono stati percepiti subito come momenti di pericolo, pericolo di morte per il regime: i momenti dei referendum, in cui si esprimeva il popolo italiano che loro ingannavano. Figurarsi adesso, con questa realtà internazionale, sporchi come sono diventati i loro dirigenti massimi! Capisco perché Massimo D'Alema se ne vuole andare in yacht: perché il territorio, grazie a lui, è merda pura!”.
“Un'altra pagina di storia: noi non siamo mai stati con Silvio Berlusconi. Silvio Berlusconi, clamorosamente e ufficialmente, è stato lui con noi. Quando lui ha smesso di essere di parola con lui stesso e con noi, a quel punto siamo andati anche in tribunale,perché ci ha imbrogliato anche su un accordo che avevamo fatto”. Ciò non toglie che si debba “rivendicare che noi tra la 'gioiosa macchina da guerra' che contro di noi aveva scelto la Rete di Leoluca Orlando, l'equivalente dell'odierno Di Pietro” e gli altri, “noi a questo punto scegliemmo in coerenza. Dicemmo: 'No, c'è questo, le cui televisioni non erano Mediaset battezzate da D'Alema, erano Fininvest, e nei suoi grandi talk show c'erano c'era Mike Buongiorno, ed ero andato tre volte da lui, e certo non chiedeva l'autorizzazione a Fedele Confalonieri; ero andato poi due volte da Gigi Sabani; poi da Drive-In. Quindi, lì andavo. E non perché gli chiedevo questo”. La rivoluzione liberale annunciata in quel momento da Berlusconi e il linguaggio radicale utilizzato. La firma di Berlusconi in calce ai referendum radicali.
La riforma della giustizia e la soluzione dei problemi delle carceri: “Presidente Napolitano, la sua Repubblica, quella che lei ha ereditato, sempre peggio continua a essere criminale con delinquenza professionale su norme tassative dei diritti umani. Allora che si fa? Cosa fa uno che non voglia arrivare ad avere delle Mauthausen o delle Buchenwald?”.
Pannella: “Sul carcere, sulla giustizia, sta accadendo una cosa molto semplice: tutt'al più 'Pannella fa lo sciopero della fame'. Ma chissenefrega! Il problema è un altro, l'obiettivo! La realtà carceraria da 30 anni, il fatto che l'Unione delle camere penali ha deciso di fare lo sciopero della fame, all'obiettivo riforma della giustizia e dei problemi delle carceri...Su questo anche loro non esistono più. Non esiste più il fatto che nelle carceri abbiamo non so quante decine di detenuti che fanno lo sciopero della fame. E non possiamo parlargli...Il simbolo è: 'Amnistia per la repubblica'. Che può voler dire anche 'Amnistia per questa repubblica'. Presidente, la sua Repubblica, quella che lei ha ereditato, sempre peggio continua a essere criminale con delinquenza professionale su norme tassative dei diritti umani. Allora che si fa? Cosa fa uno che non voglia arrivare ad avere delle Mauthausen o delle Buchenwald?”. “Oggi come si reagisce in queste cose?”. Berlusconi e il suo rapporto con la partitocrazia italiana. “Grazie a Irene Testa e Radio Carcere; ci sono migliaia di detenuti in sciopero della fame: Rebibbia, 640 persone, carcere di Fuorni, 428, carcere di Rieti, 78, carcere Poggioreale e Torre del Greco, 142, carcere di Catania Piazza Lanza, 20, Ucciardone, 61, etc. Ma poi i detenuti di Roegina Coeli, tutti eccetto quelli con patologie gravi hanno interrotto l'alimentazione fino al 3 giugno”. “Però che cosa si dimostra qui: loro hanno deciso per l'obiettivo”. I Radicali e la loro azione trentennale nelle carceri: “Ma vi rendete che con questo sovraffollamento, non c'è stato un materasso cui si è dato fuoco?”. “Devono ammazzarci. E si ammazza l'immagine, non la si fa conoscere”.
Conclusioni
L'agenda della settimana? “Ho diverse cose, siamo in una situazione di mobilitazione. Ma c'è una cosa: si è respirata un'aria di gran sollievo, c'è questa sensazione nelle strade. Ma io temo molto. State attenti, che non sia illusione. Noi possiamo impedirlo. Vedete, la battaglia che c'è stata in Lombardia è stata, per 3 mesi, quella ottima di Giuliano Pisapia, ma è quella di Marco Cappato, di Lorenzo Lipparini e degli altri compagni rispetto alla corruzione formigoniana”. La figura di Roberto Formigoni in contrapposizione a quella di Berlusconi, l'accondiscendenza di certa magistratura nei suoi confronti: “Anche perché c'è il calcolo in base al quale bisogna fare fuori Berlusconi. 'Se adesso dimostriamo che lui è un puttaniere, e quest'altro è un casto, magari avremo l'erede casto...'. E' divenuto anche un dandy, nel senso buono e vero della parola,con la camicia e altro; non so se dipende dalla portavoce, che è anche portafiori, etc”.
“Allora: ho il problema di fare qualche altra prova. Al Presidente della Repubblica credo che lo solleciterò di nuovo a dedicarmi qualche parola”. “Il problema è l'assenza di democrazia, e lui non lo capisce”. “Non posso rischiare che questa azione, per interrompere un comportamento professionalmente criminale della Repubblica e dello stato italiano contro la propria legalità... Non è sopportabile, altrimenti vediamo che dove c'è strage di legalità, segue strage di popoli”. “Non è possibile continuare a piangere sul fatto che le cose vanno male in Italia. Ce n'è una di cosa nella quale la nostra Repubblica è contro la propria legalità, ed è quella della riforma della giustizia e delle carceri. Sono in sciopero della fame da 45 giorni, spero di durare altri 450 giorni se necessario, ma siccome è improbabile, vorrei che di questo se ne accorga anche il Presidente della Repuibblica, alla cui elezione sono fiero di avere contribuito. Presidente, oggi l'unico omaggio vero che posso farti, è del convergere verso di te, perché tu sia all'altezza e tu accolga il contributo della grande storia non comunista, non fascista, non clericale e non autoritaria di – chessòio – di Ignazio Silone, di Luigi Einaudi, di Ernesto Rossi e, se permetti, anche di Valter Vecellio che è qua, di Marco Pannella e di noi altri”.

*trascrizione a cura di Marco Valerio Loprete

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