sabato 30 luglio 2011

Perù: accesso ai servizi per la salute per tutte le donne

Ogni anno in Perù, centinaia di donne perdono la vita per complicazioni collegate alla gravidanza e al parto. Di tutta l’America Latina, questo paese è quello con il tasso di mortalità materna più elevato.
A morire sono soprattutto le donne native e povere, che vivono nelle zone rurali. Muoiono perché non hanno mezzi di trasporto per raggiungere i centri sanitari, troppo lontani dalle loro abitazioni. Inoltre, quando vi arrivano, trovano personale impreparato o che non parla la loro lingua, pertanto non capiscono e non vengono capite.
Queste morti possono essere evitate garantendo cure mediche accessibili e di qualità! È quanto chiediamo oggi, nel giorno del suo insediamento, al nuovo presidente peruviano Ollanta Humala.
Firma l’appello per le donne del Perù!
Grazie

giovedì 28 luglio 2011

Salvate i siriani scomparsi







Il figlio sedicenne di Muntaha è stato prelevato durante una manifestazione pacifica dalle forze di sicurezza siriane. Muntaha ha trascorso le ultime otto settimane alla ricerca di suo figlio, sfidando gli avvertimenti del regime siriano che anche l'altro suo figlio sarebbe "scomparso" se lei avesse continuato con la sua ricerca. La nostra azione urgente può aiutare suo figlio e le migliaia di scomparsi siriani.

Dal mese di marzo quasi 3000 persone sono state prelevate dalle forze di sicurezza del regime e scomparse in prigioni sconosciute. La comunità internazionale si è fatta sentire, ma ha fatto troppo poco per fermare questo attacco. L'India, il Brasile e il Sud Africa hanno legami stretti con la Siria e potrebbero fare pressione perché una delegazione internazionale in difesa dei diritti umani ritrovi i dispersi e riunisca le famiglie oggi spezzate.

La nostra enorme comunità globale può costringere i leader chiave ad agire ora, facendo pressione sulla Siria perché permetta a una delegazione internazionale di cercare le migliaia di dispersi. Firma la petizione: sarà consegnata attraverso i media più importanti al mondo, fra cui il Times of India, il Guardian, CNN e Der Spiegel:



FIRMA LA PETIZIONE

L'India, il Brasile e il Sud Africa si sono opposti alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che avrebbe dato vita a una forte azione internazionale contro la Siria. Tuttavia, questi paesi sono impegnati nella difesa della democrazia e della pace e hanno chiesto la fine della brutalità del regime di Assad. Possiamo rivolgerci a loro per chiedere che utilizzino il forte legame che hanno con la Siria per proteggere gli attivisti pro-democrazia. Una delegazione internazionale in difesa dei diritti umani potrebbe riunire le famiglie siriane e mettere fine all'incubo delle sparizioni.

I media internazionali si sono già mobilitati in risposta al nostro appello. Oggi i principali giornali stanno lanciando strumenti web interattivi per raccontare le storie delle persone scomparse, come quella del figlio di Muntaha, spiegare la crisi politica in Siria e pubblicare la nostra petizione per agire ora. Questi giornali non solo sono distribuiti in tutto il mondo, ma soprattutto sono letti dagli opinion maker, dai leader mondiali e dai decisori pubblici. La nostra campagna fa sì che tutto questo sia possibile!

Quando le proteste pro-democrazia si sono diffuse in tutto il mondo arabo, Avaaz ha agito immediatamente e grazie a migliaia di donazioni da tutto il mondo ha rotto il blackout dei media in Medio Oriente, sostenendo così i manifestanti dalla Siria allo Yemen. Da quel momento la nostra rete di citizen journalist ha generato quasi il 20% di tutto il materiale tv sulla Siria e il nostro lavoro in sostegno dei movimenti pro-democrazia ha aiutato a costruire la vera alternativa ai dittatori che si rifiutano di lasciare. Ma i regimi brutali rimangono legati al potere con le unghie e con i denti e i coraggiosi attivisti hanno bisogno di noi. Firma la petizione per trovare gli scomparsi in Siria e inoltrala a tutti.



FIRMA LA PETIZIONE

L'Egitto e la Tunisia hanno dimostrato che il potere dal basso può avere la meglio contro l'oppressione. La nostra comunità globale ha sostenuto le rivoluzioni democratiche, aiutato a trasmettere e diffondere le storie dei coraggiosi attivisti e della violenza perpetrata contro di loro, e ha costretto i nostri governi a muoversi. Se ora agiremo insieme potremo aiutare a trovare le migliaia di siriani scomparsi e a vedere finalmente l'alba di una nazione pacifica e democratica in Siria.

Con speranza e determinazione,

Stephanie, Sam, Wissam, Maria Paz, Rewan, Benjamin, Pascal e il resto del team di Avaaz

martedì 26 luglio 2011

ARABIA SAUDITA: AMNESTY DENUNCIA NUOVA LEGGE ANTITERRORISMO

Una nuova legge segreta anti-terrorismo, in corso di elaborazione da parte delle autorita' saudite, potrebbe 'strangolare le proteste pacifiche' nel Paese, sostiene Amnesty International secondo quanto riferisce il sito della Bbc.
L'emittente britannica, si legge online, ha preso visione di una copia riservata della bozza di legge con diverse misure che, secondo Amnesty, porrebbero gravi restrizioni ai diritti umani, tra cui la lunga detenzione senza processo, il ridotto accesso legale e l'incremento dell'uso della pena di morte.
Il governo saudita ha rifiutato di commentare la notizia, ma un alto funzionario, sotto anonimato, ha confermato l'esistenza della bozza di legge. Il funzionario ha pero' spiegato che le misure riguardano i terroristi, non i dissidenti.
“La legge consentirebbe al Ministero degli Interni di fare ciò che vuole. Sostanzialmente controllerà la magistratura e la pubblica accusa, inoltre non c’è possibilità di un processo equo”, ha detto alla Bbc il capo dell’Associazione Saudita per i Diritti Civili, Mohammad al-Qahtani.
L'addetto stampa dell'ufficio di Amnesty per il Medio Oriente ha dichiarato alla Bbc che il progetto di legge 'cerca di radicare alcune delle pratiche piu' repressive che Amnesty ha documentato per anni'. Tra le misure proposte, anche l'ampliamento della definizione del crimine di terrorismo per includere qualsiasi azione che possa 'nuocere alla reputazione dello Stato' o 'mettere in pericolo l'unita' nazionale'.
Il nuovo testo prevede per i sospettati di reato la detenzione in isolamento per 120 giorni – anche più a lungo con l’autorizzazione di un tribunale - e pesanti restrizioni all'assistenza legale.
Nel caso di “crimini terroristici” o sollevazione armata contro lo Stato si rischierebbe la pena di morte. Mettere in dubbio l’integrità dei governanti sauditi diventerà un reato punibile con un minimo di 10 anni di carcere.

(Fonte: Nessuno Tocchi Caino)

mercoledì 13 luglio 2011

Legge-schifezza, primo si al sondino di Stato (etico)

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI

Biotestamento: otto convinti e decisi NO alla legge “schifezza” sul testamento biologico voluta e imposta dal Governo e dal centro-destra




La Camera dei Deputati ieri ha approvato il disegno di legge sul Biotestamento con 278 Sì, 205 No e 7 astenuti. Il testo ora torna all’esame del Senato. Di seguito la dichiarazione di voto contraria, a nome della delegazione dei deputati radicali, di Maria Antonietta Farina Coscioni.
Signor Presidente, i deputati della delegazione radicale del Partito Democratico voteranno un convinto «No» a questa legge che viene imposta al Paese da una maggioranza arrogante, prepotente, clericale e oscurantista, una legge che non ha pari in nessuna legislazione europea e occidentale.
Un «No» convinto deciso ad una legge che pretende di impormi come e quando la vita è degna di essere vissuta e non tiene in alcun conto la mia volontà anche quando questa è espressa in scienza e coscienza e rende le dichiarazioni anticipate di trattamento carta straccia.
Un «No» convinto e deciso ad una legge che, nel caso malaugurato ci si venisse a trovare nella stessa situazione di Eluana Englaro - e io, signor Presidente, l'ho vista come era ridotta e non voi che avete speculato arrivando a dire che era in condizioni di procreare - si sarebbe condannati a subirla, anche se riteniamo di non doverla accettare.
Un «No» convinto e deciso ad una legge che non prevede facoltà e diritti ma solo divieti ideologici, degni, com'è stato autorevolmente detto, di uno Stato etico e totalitario, che concede, quale unica scappatoia l'espatrio o la benevola mano di un medico o di un infermiere che, pietoso, metta la parola fine, a suo rischio e purché non si sappia, alla sofferenza e al dolore, sempre e comunque, cui voi, sedicenti difensori della vita, ci volete condannare.
Un «No» convinto e deciso ad una legge che, come dicono tutti i sondaggi e le ricerche demoscopiche, è rifiutata dalla maggioranza di questo Paese e in particolare dalla stessa comunità di credenti che non è in sintonia con voi, maggioranza arrogante e prepotente, ma con le nostre proposte liberali, rispettose e radicali.
Un «No» convinto e deciso ad una legge vergogna, una legge ipocrita che volete imporre al Paese, nella speranza, vana come ben sapete, di guadagnarvi qualche residuo consenso da parte delle gerarchie vaticane che, peraltro, sempre più manifestamente vi stanno abbandonando, come vi ha abbandonato la maggioranza del Paese.
Un «No» convinto e deciso ad una legge che inevitabilmente sarà smantellata dalla Corte costituzionale, come ha già fatto con la legge 19 febbraio 2004, n. 40, sulla procreazione assistita, perché è una legge che contraddice la Costituzione oltre che tutti i deliberati e i pronunciamenti della stragrande maggioranza della comunità scientifica internazionale.
Un «No» convinto e deciso ad una legge che ci impedisce di essere lasciati liberi, uso a ragion veduta l'espressione «di tornare alla casa del Padre».
Un «No» convinto e deciso ad una legge che costituisce l’antitesi di tutto quello per cui hanno lottato e per cui si sono battuti Luca Coscioni, Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli e tanti malati e le loro famiglie lasciati in avvilente solitudine e abbandono e per i quali voi non avete mai sprecato un gesto, né una sola parola.
Un «No» convinto e deciso in nome della vita, della sua pienezza, della sua dignità, del nostro diritto di scelta, della libertà di ricerca, in nome insomma di tutto quello che voi con questa legge volete mortificare e negare.

Tatuaggio animato

lunedì 4 luglio 2011

Giù le mani dalla rete



Il nostro governo ha lanciato un nuovo attacco alla libertà di accesso all'informazione, e fra 2 giorni un organo amministrativo sconosciuto ai più potrebbe ricevere poteri enormi per censurare internet.

L’Autorità per le comunicazioni, un organo di nomina politica, sta per votare un meccanismo che potrebbe perfino portare alla chiusura di qualunque sito internet straniero - da Wikileaks a Youtube ad Avaaz! - in modo arbitrario e senza alcun controllo giudiziario. Gli esperti hanno già denunciato l’incostituzionalità della regolamentazione, ma soltanto una valanga di proteste dell’opinione pubblica può fermare questo nuovo assalto alle nostre libertà democratiche.

Non c'è tempo da perdere. Fra 2 giorni l'Autorità voterà la delibera, e se insieme costruiremo un appello pubblico enorme contro la censura su internet potremo fare la differenza. Inondiamo i membri dell'Autorità di messaggiper chiedere di respingere la regolamentazione e preservare così il nostro diritto ad accedere all’informazione su internet. Agisci ora e inoltra l'appello a tutti!

http://www.avaaz.org/it/it_internet_bavaglio/?vl

Negli anni Berlusconi ha cercato più volte di controllare l’informazione su internet, ma finora i suoi tentativi sono sempre falliti. Ora, lontano dai riflettori, il governo ha la possibilità concreta di espandere i suoi tentacoli sulla rete, a meno che i cittadini non alzeranno la voce per fermarlo.

La nuova regolamentazione permetterebbe all'Autorità per le Comunicazioni di rimuovere contenuti sospetti di violazione del copyright da siti internet italiani senza alcun controllo giudiziario. Ancora peggio, la pubblicazione di una canzone o di un testo sospetto potrebbero perfino portare allachiusura di interi siti internet stranieri, inclusi siti d’informazione, portali di software libero, piattaforme video come YouTube o d’interesse pubblico come WikiLeaks.

Se approvata, la nuova regolamentazione garantirebbe di fatto poteri legislativi e giudiziari a un organo amministrativo le cui funzioni dovrebbero essere esclusivamente consultive e di controllo, aprendo così la strada a un processo decisionale arbitrario e incontrollato. L'Autorità, nella speranza di passare inosservata, sta velocizzando al massimo la decisione, che è prevista per la prossima settimana.

Ma insieme possiamo costruire un enorme grido pubblico e convincere i membri chiave dell'Autorità che sono ancora indecisi a opporsi alla regolamentazione e rimandare così la questione all'unico organo che ha i poteri costituzionali per legiferare sulla materia: il Parlamento. Manda un messaggio ora e inoltra l'appello il più possibile:

http://www.avaaz.org/it/it_internet_bavaglio/?vl

I governi sono sempre più impauriti da internet, che è diventato uno strumento per aprire il dibattito pubblico e per la mobilitazione dei cittadini, e stanno cercando così di imporre regole più strette di censura. Ma i cittadini stanno rispondendo, come in Gran Bretagna, dove l'opposizione dell'opinione pubblica ha costretto il governo a ritirare la legislazione sul copyright che voleva mettere un bavaglio alla rete. In Italia lo scorso anno siamo riusciti a fermare la "legge bavaglio" liberticida. Vinciamo di nuovo!