“Provate a sfogliare un giorno qualunque della settimana il vostro giornale e vi troverete il resoconto da un certo canto del globo relativo al caso di qualche individuo imprigionato, torturato, giustiziato in ragione del fatto che le sue opinioni o il suo credo religioso risultano inaccettabili al proprio paese. Ci sono milioni di persone siffatte recluse in carcere e il loro numero non cessa di aumentare. Un senso sgradevole d’impotenza pervade il lettore. Cionondimeno se questi sentimenti di orrore affioranti nel mondo intero potessero amalgamarsi in uno sforzo comune, qualcosa di efficace potrebbe essere fatto.”
Cosi Peter Benenson, fondatore di Amnesty International. Trovo che queste parole, seppur pronunciate 47 anni fa, siano di grande attualità. Sia, purtroppo, per quel che concerne la situazione dei diritti umani nel mondo, sia a maggior ragione, per ciò che riguarda l’atteggiamento di chiunque voglia lottare dando il proprio contributo perché nel mondo si affermino quei diritti umani fondamentali che trovano posto nella Dichiarazione Universale di cui oggi si celebra il 60° anniversario.
Cosi Peter Benenson, fondatore di Amnesty International. Trovo che queste parole, seppur pronunciate 47 anni fa, siano di grande attualità. Sia, purtroppo, per quel che concerne la situazione dei diritti umani nel mondo, sia a maggior ragione, per ciò che riguarda l’atteggiamento di chiunque voglia lottare dando il proprio contributo perché nel mondo si affermino quei diritti umani fondamentali che trovano posto nella Dichiarazione Universale di cui oggi si celebra il 60° anniversario.
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