L’irrilevanza delle parole, in questo nostro Paese, non cessa di stupirmi. Si diceva che le parole fossero pietre, ma adesso sono diventate davvero come foglie d’autunno. Così, il critico cinematografico Gian Luigi Rondi, di fronte alle parole che vengono contestate a Farouk Hosni, ministro egiziano della Cultura e candidato alla presidenza dell’Unesco, di voler bruciare personalmente tutti i libri israeliani, parole ricordiamolo da lui ammesse, riconduce queste affermazioni ad una cattiva traduzione o alla foga delle discussioni, per negare che lo stesso Hosni sia antisemita. Dire di voler bruciare i libri evidentemente non basta. Per essere antisemiti bisogna fare di più, ad esempio bruciarne gli autori. Così il terrorista iraniano, organizzatore della strage alla Comunità ebraica di Buenos Aires (85 morti), nominato ministro della Difesa in Iran. Ma c’è una differenza: l’Iran è una dittatura, e il suo ministro della Difesa è al suo posto proprio per quello che ha fatto, non malgrado quello. Se eletto, Hosni lo sarà nonostante le sue parole e non a causa di queste. Almeno, speriamo che sia così. E almeno, non giudichiamo queste parole irrilevanti.
Anna Foa, storica
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