Governo Berlusconi: incultura istituzionale, insofferenza ai contropoteri e ai limiti che sono l'essenza di un sistema democratico
1 ottobre 2010
di Emma Bonino
Quello che segue è lo stenografico dell’intervento di Emma Bonino, al Senato, nel corso del dibattito sulla fiducia al governo di Berlusconi
Signor Presidente, Signor Presidente del Consiglio,
In questi ultimi mesi il Paese ha assistito attonito e forse nauseato - non a qualche sussulto all'interno della maggioranza che oggi si ricompatta in "nome del bene comune", come ho sentito dire - ma a una fase convulsa e spesso squallida di quella che a noi Radicali pare una vera e propria crisi di sistema che sta travolgendo le istituzioni, senza risparmiare alcuno. Una crisi di sistema che viene da lontano e la cui fase attuale è figlia di scelte nefaste, a cominciare dalla legge elettorale in vigore fino al cosiddetto rimborso elettorale multiplo. Scelte fatte in sfregio a vittorie referendarie tradite dai partiti che hanno legiferato in funzione loro e non della governabilità e del rapporto con i cittadini.
Che il sistema sia compromesso da decenni noi radicali lo diciamo inascoltati da tempo. I danni arrecati alla democrazia e allo stato di diritto da parte del sistema partitocratico non nascono con lei, onorevole Berlusconi. Lei non è la sola causa di quello che noi abbiamo chiamato "la peste italiana" ma ne è il prodotto e, contestualmente, un formidabile agente acceleratore del disfacimento istituzionale.
Penso che in questi primi due anni e mezzo di legislatura una maggioranza così schiacciante sia alla Camera che al Senato le avrebbe permesso di governare nell'interesse del paese, anzi in qualche modo glielo imponeva: perché, appunto, con il potere viene la responsabilità, che invece è drammaticamente mancata. Non metto in dubbio che si debbano modificare alcuni meccanismi per migliorare la fluidità del governo, ma quello a cui abbiamo assistito ultimamente - per esempio sul ddl intercettazioni o lodo vari - io non ho scrupoli a definire una maniera "demenziale" di legiferare. La verità è che lei, signor Presidente del Consiglio, non gradisce contrappesi, siano essi opposizione, Quirinale, Consulta, libera stampa.
E tutte le volte che si trova in difficoltà - e ormai le capita molto spesso, onorevole Berlusconi - lei cerca colpi ad effetto spesso con risultati per lo meno controproducenti: di volta in volta ecco allora affiorare la tesi del complotto, preferibilmente internazionale. Oppure la denuncia, in un crescendo senza fine, di regole, leggi e persino la Costituzione, che le renderebbero la vita "un inferno" nel senso che le impedirebbero di governare. Un crescendo davvero infelice in un misto di populismo, incultura istituzionale, e insofferenza ai contropoteri e a i limiti che, appunto, sono l'essenza di un sistema democratico.
Ma poiché al peggio non c'è mai fine, all'ombra di questa incultura, di questo populismo irresponsabile vengono poi celate iniziative oscure quando non torbide: non mi riferisco solo alle malefatte nostrane - dalla P3 alle cricche varie - ma anche all'indifferenza - per non dire insofferenza - per l'Europa, ai suoi rapporti con la Russia di quel "dono di dio" che è Putin, ai reali contorni del Trattato con la Libia e i rapporti con Gheddafi, non solo quelli affaristici ma anche a quelli relativi alla vicenda che vi ha visto coinvolti e corresponsabili del mancato - ma possibile, come ben sappiamo e abbiamo documentato - esilio di Saddam Hussein, che ha poi portato all'intervento in Iraq, oggi condannato dal nuovo governo inglese.
Non sono stati mesi esaltanti per il nostro Paese. Alla luce di questo stato di cose l'intervento programmatico di oggi è parso provenire da Marte: ma se lei non riesce a nominare neppure il ministro per lo sviluppo economico da 150 giorni! In realtà, con questo ennesimo passaggio della fiducia di oggi, il governo è obbligato d'ora in poi, a barcamenarsi, a vivacchiare alla giornata verso probabili quanto irresponsabili elezioni anticipate che saranno - e qui lo dico con forza - comunque non democratiche, grazie al sistema elettorale, e soprattutto al sistema chiuso dell'informazione, quella televisiva in primo luogo, pubblica come privata, temo proprio che il sistema partitocratico riuscirà ancora una volta a sopravvivere, cambiando pelle e colore come una camaleonte ma rimanendo identico a se stesso. Da Radicale penso indispensabile, in questo Paese, rompere la autoreferenzialità di una classe politica che vive, e sopravvive, al di sopra delle proprie possibilità, in un clima di irresponsabile cinismo di cui sono conseguenze la crisi della giustizia e lo sfacelo delle carceri così come lo spaventoso debito pubblico, lo sfascio idrogeologico e il declino culturale e delle istituzioni in tutti i suoi ordini e gradi. Siamo noi Radicali assertori tetragoni, cocciuti e determinati di quella alta ed antica cultura e prassi politica liberale che molti ritengono datata e d'altri tempi. Ma come dice il mio amico Pannella noi speriamo e lottiamo per l'affermazione della cultura e della politica nobile in tempi futuri.
Nessun commento:
Posta un commento