martedì 25 agosto 2009

CONTINUIAMO A SORVOLARE ?

Le Frecce Tricolori voleranno sul cimitero del mar Mediterraneo

di Pierluigi Di Piazza

Cerco di mantenere fede all’impegno assunto pubblicamente di una riflessione articolata riguardo alle dichiarazioni da me rilasciate all’emittente diocesana Radio Spazio 103, giovedì 13 agosto e ripresa su questo giornale venerdì 14 agosto di contrarietà all’esibizione delle Frecce Tricolori sulle coste della Libia il 1° settembre prossimo.

Mi sento ancora maggiormente sollecitato dal dolore per l’ennesima strage di donne, di uomini, probabilmente di bambini, nelle acque del Mediterraneo segno di disperazione e di ricerca di speranza da una parte, segno di inciviltà e disumanità dalla nostra parte, davvero una crudeltà inammissibile di cui è un segno inqualificabile, perché dire vergognoso è troppo poco, l’e liminazione delle barche degli immigrati che si avvicinano alle coste italiane che avviene per gioco sulla pagina ufficiale della Lega Nord nel social net work. Un disumanità crescente che deve tutti interrogarci.

Demagogia, populismo, strumentalizzazione dei problemi a proprio vantaggio non possano certo coprire la realtà: un miliardo e 200 milioni di persone affamate nel mondo, 100 milioni in più del 2008. Di esse 265 milioni sono nell’Africa subsahariana, 42 milioni nel vicino Oriente e nell’Africa del Nord. E le decisioni politiche del nostro paese? Taglio ai fondi per la cooperazione, respingimenti delle persone e totale disinteresse per il loro futuro.

E le Frecce Tricolori? Esprimo il mio rispetto umano per i piloti e le migliaia di spettatori che si aggregano per ammirarle ed applaudirle. Sinceramente nessuna ostilità, ma un modo, di sentire diverso, di dissentire.

La mia personale e poi pubblica riflessione riguardo alla presenza della pattuglia acrobatica e alle sue esibizioni è stata sollecitata dalla tragedia di Ramstein, 28 agosto nel 1988, da quei 67 morti, oltre a tre piloti, dai tanti feriti. Ho cercato allora e anche successivamente di rapportare alcune dimensioni per poter leggere e decodificare un fenomeno: l’addestramento e l’abilità dei piloti, lo spettacolo, il simbolismo della Pattuglia considerando che si tratta di aerei dell’aeronautica militare; la valenza “ patriottica” della Pan, fino ad essere considerata un’immagine promozionale dell’Italia, nella stessa Italia e nel mondo, anche con accostamenti a messaggi e iniziative di solidarietà.

Il consenso e il successo così ampi sembrano minimizzare fino all’i rrilevanza le proteste che da anni sollevano le popolazioni che vivono in un vasto territorio attorno alla base di Rivolto, soprattutto per i danni acustici ed ambientali, uniti ai costi; ed egualmente sembrano minimizzare, fino all’irrilevanza, la sensibilità ed i pensieri di dissenso: ricordo, ad esempio, una veglia di riflessione davanti alla base alla vigilia di un air- show; eravamo in trenta persone, fra cui anche pre Toni Bellina, a confronto con le decine di migliaia che si sarebbero riunite il giorno dopo. Ma proprio per questo ritengo molto importante continuare ad esprimere la propria opinione, anche ora nel silenzio pressoché totale, per quanto riguarda la presenzia della Pan in Libia. Gli aerei nei cieli suscitano attenzione e ammirazione.

È così vero che mai dimenticherò, la prima giornata dei bombardamenti sulle regioni della ex – Jugoslavia quando nei prati attorno alla base Usaf di Aviano dalla quale decollavano due a due i cacciabombardieri, si contavano 25 mila persone. Gli studiosi di questi fenomeni indagando le dinamiche psicologiche parlavano allora di “turismo di guerra”. Non intendo certo accostare a quella situazione terribile le Frecce Tricolori, ma evidenziare come qualsiasi spettacolo che pretenda di essere tale o che le persone ritengano tale, rischia di far dimenticare tutti gli aspetti, anche eticamente discutibili o condannabili che li compongono.

Non si può dimenticare che la Pan è una pattuglia dell’Aeronautica Militare; i suoi spettacoli possono favorire l’accettazione dell’a pparato industriale – tecnologico – militare; gli investimenti per produrlo e utilizzarlo, ad esempio anche per realizzare il centinaio di cacciabombardieri F35, anch’essi poi da ammirare, quando magari,come spesso è già avvenuto per altri aerei da combattimento come gli F16, qualche esemplare si esibirà in certi air – show, anche con le Frecce Tricolori.
È più facile dopo l’ammirazione e gli applausi accettare lo stanziamento, che già troppe persone subiscono passivamente, di 14 miliardi di euro per la loro realizzazione, senza riflettere a quel punto quali opere in Italia e in qualche parte del mondo si potrebbero realizzare con quell’investimento. Riguardo alla rappresentatività nazionale perché non riferirsi molto di più a operai, scienziati, ricercatori, insegnanti, medici, infermieri, donne e uomini delle forze dell’ordine, volontari che ogni giorno rendono umano questo Paese, nonostante, a volte proprio a dispetto di prepotenze, falsità corruzioni, banalità, grossolanità?

Vorrei incontrare i piloti a dialogare con loro su questi aspetti, magari in un incontro pubblico nella sala del nostro Centro Balducci. E da rettificare quella la posizione di impossibile neutralità che mi è stata attribuita nell’articolo del 13 agosto. Non riesco a condividere questo spettacolo né il simbolismo che pretende di esprimere. Sono da considerare anche i luoghi delle esibizioni perché non sono neutrali rispetto alla dignità delle persone e ai diritti umani. E allora se non applaudo alle esibizioni sono ancor più contrario a quella del 1° settembre sui cieli della Libia.

Chiediamoci sinceramente, pur da posizioni diverse: chi ha chiesto la presenza della Pan a Tripoli? O prima ancora chi la invia? E quali sono le motivazioni e i fini veri? Chi guarderà lo spettacolo e con quali effetti? Le Frecce Tricolori non diventano forse uno strumento in mano agli stessi protagonisti più che discutibile della visita di Gheddafi a Roma? Quali invece le ricadute economiche e per chi in particolare? Quali sarebbero gli impegni bilaterali se continuano queste stragi nel mar Mediterraneo?

Il mare che le Frecce Tricolori attraverseranno per raggiungere la Libia è diventato in questi anni un enorme cimitero con le ultime vittime di questi giorni coprendo con le sue acque circa 13 mila vittime negli ultimi 10 anni: donne, bambini, uomini; partite proprio, dentro al traffico degli esseri umani, dalle coste della Libia. Verso quella costa si è attuata una delle decisioni politiche più crudeli di questi ultimi anni, con il respingimento di due barche piene di disperati in cerca della salvezza, propagandato in modo demagogico e indegno come decisione di fermezza nel contrasto all’immigrazione irregolare.

Dalla testimonianza diretta anche delle ospiti e degli ospiti del Centro Balducci si sa con certezza che in Libia si attua una violazione sistematica dei diritti umani, con incarcerazioni, pestaggi, violenza sulle donne, continua richiesta di denaro. Gli spettacoli non possono mai coprire le ingiustizie e le violenze, dovunque siano esibiti,meno ancora in situazioni di violazione dei diritti umani, di ingiustizia e di morte. Abbiamo bisogno di idealità, di dedizione, di impegno, di decisioni politiche serie per costruire giustizia e pace nelle nostre comunità locali e in quelle di tutto il Pianeta.

(Fonte: Messaggero Veneto)

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