martedì 15 febbraio 2011

Jeans sabbiati e "letali": la tecnica di scolorimento uccide i lavoratori

Prende il via oggi la Clean clothes campaign contro lo "sandblasting", il metodo di lavorazione del denim che causa la silicosi, grave malattia negli operatori del settore. Su Facebook gli utenti chiamati a diventare attivisti cambiando l'immagine del profilo


Per essere veramente bello un jeans deve essere un po' usurato. I dettami della moda ormai da alcuni anni impongono pantaloni che sembrano già usati in origine. Per questo molte case di moda utilizzano un trattamento detto sandblasting (sabbiatura), per scolorire i jeans e dargli l'effetto invecchiato. Una tecnica, però, molto pericolosa, per i lavoratori che possono contrarre in soli 6-24 mesi una forma acuta di silicosi, spesso letale. Lo denunciano le organizzazioni aderenti alla Clean clothes campaign, che da alcuni mesi hanno iniziato una campagna per dire basta all'uso di questa tecnica e da oggi lanciano un'iniziativa internazionale per l'abolizione dei jeans sabbiati.


I rischi per i lavoratori. L'esposizione alla silice provoca la silicosi ai polmoni quando i lavoratori inalano la polvere. La patologia è stata diagnosticata in associazione con la sabbiatura del denim per la prima volta in Turchia nel 2005. Un medico ha osservato che i lavoratori di sesso maschile, per lo più giovani, che avevano lavorato nelle fabbriche di jeans, contraevano la malattia. In precedenza, era stato loro erroneamente diagnosticata la tubercolosi. Fino ad allora, la silicosi era stata associata principalmente al lavoro nelle miniere e nei cantieri edili, nonché alla fabbricazione di vetro e ceramica. La malattia in genere si verifica dopo 20 o 30 anni di esposizione nel settore minerario. Tuttavia, se i lavoratori sono esposti a polveri intense si ammalano prima. In Turchia, i lavoratori della sabbiatura si sono ammalati anche dopo un periodo di tempo pari ai sei mesi.

I motivi della protesta. "Migliaia fra attivisti, medici, sindacalisti e organizzazioni per i diritti umani chiedono l'immediata eliminazione di questa tecnica", sostengono i promotori dell'iniziativa. "I produttori di denim hanno volontariamente ignorato i continui appelli di sindacati, organizzazioni per i diritti dei lavoratori e associazioni mediche. I grossi marchi internazionali della moda hanno rifiutato di instaurare un dialogo che portasse all'eliminazione definitiva del sandblasting dalle loro filiere di produzione, dimostrando molta più attenzione verso i loro interessi che verso i diritti dei loro lavoratori". La Clean clothes campaign, ribadiscono le associazioni, "chiede ai produttori che ancora vendono jeans sabbiati di eliminare tale tecnica dai loro stabilimenti con effetto immediato e invita i consumatori a prendere parte attivamente alla campagna comunicando alle imprese di abbigliamento la loro indisponibilità a comprare jeans assassini".


Alcuni marchi hanno già detto "basta". In Turchia, dove la tecnica è stata proibita nel 2009, gli attivisti hanno già intentato cause legali contro i marchi affinché vengano accertate le responsabilità per i danni provocati e vengano assicurate cure mediche e risarcimenti adeguati alle vittime del sandblasting. Alcune imprese come Levi-Strauss e Hennes & Mauritz (H&M) hanno annunciato che cesseranno la vendita di jeans sabbiati: "segno che un cambiamento di rotta è possibile", sostengono le associazioni-. Anche Gucci ha fornito una strategia chiara per abolire il sandblasting dai suoi stabilimenti. Mancano all'appello le altre imprese italiane contattate da Abiti Puliti che non hanno ancora espresso una posizione chiara e pubblica in tal senso".


La campagna di comunicazione virale. La campagna di "comunicazione virale" per sensibilizzare i consumatori sul tema sarà portata avanti attraverso diversi canali. Prima di tutto i cittadini saranno invitati a inviare una lettera di pressione ai più importanti marchi di moda e a firmare l'appello internazionale rivolto a imprese e governi. Attraverso il social network Facebook, inoltre, verrà chiesto agli utenti di cambiare l'immagine del proprio profilo con il logo della campagna e a inviare foto e video con lo slogan dell'iniziativa. Infine i consumatori critici potranno trasformarsi in veri e propri attivisti scaricando dal sito una "tasca virale" da ritagliare e infilare nei jeans sabbiati in vendita nei negozi alla moda.

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