Le parole pronunciate giovedì scorso da Benedetto XVI a proposito della Shoah possono essere accolte come un atto di chiarezza. In realtà testimoniano del vuoto. Quelle parole, infatti, per il modo in cui sono state pronunciate e soprattutto per il tempo che hanno richiesto per essere dette danno la sensazione di una condizione ondivaga, effetto, in cui un ennesimo « Mai più » non interviene profondamente sul senso comune mentre lascia intravedere una lunga « navigazione a vista ». La sensazione che comunicano è quella di un gesto obbligato, dove contano più le buone maniere che la convinzione. Un atto di politica estera, dovuto a qualcuno perché s’acquieti, senza per questo indicare un percorso. E senza fare i conti con le cause. In breve un atto di cortesia, che lascia sul campo molte macerie e non garantisce sull’eventualità del suo ripetersi. Una cosa che assomiglia molto alla retorica dell’autocritica cui ci aveva abituato il linguaggio del “socialismo reale”.
David Bidussa, storico sociale delle idee
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