lunedì 13 luglio 2009
A PORTE CHIUSE
Nel quasi generale disinteresse della stampa italiana, si è concluso a Parigi il processo contro gli assassini di Ilan Halimi, con l'ergastolo al loro capo e pene decrescenti, fino a sei mesi, per gli altri 26 torturatori. Un verdetto, questo, verso i complici di Fofana, che il mondo ebraico francese contesta indignato come troppo mite. Il Presidente del Consiglio delle istituzioni ebraiche, Richard Prasquier, pone seri dubbi sulle motivazioni che hanno portato a tale indulgenza e soprattutto sul fatto che il processo si sia svolto a porte chiuse, impedendo all'opinione pubblica di giudicare le intenzioni degli assassini. E' stato un omicidio antisemita? La povertà delle banlieues può essere un'attenuante a un omicidio così feroce? Si può considerare motivato da ragioni diverse dall'antisemitismo l'omicidio di una persona scelta solo perché ebreo? Credo che siano domande che riguardano tutti noi, ebrei e non ebrei, e non solo il mondo ebraico francese e la famiglia del ragazzo assassinato.
Anna Foa, storica
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