lunedì 20 luglio 2009

VIOLENZA


Sono 230 le condanne a morte emesse in Egitto nei primi sei mesi di quest’anno, per lo più legate a crimini violenti. La notizia è comparsa sul quotidiano indipendente Al- Dustour, secondo cui sono 50 le condanne capitali emesse nella sola ultima settimana.
Per Azza Quraim, docente di scienze sociali presso il Centro Nazionale Ricerche Sociali e Criminali, con sede al Cairo, “il numero delle condanne a morte comminate dalla magistratura nelle ultime settimane è senza precedenti”.
“Questo numero è talmente elevato – ha detto Alaa Eddin Al-Kifafi, docente di psicologia all’Università del Cairo - da lasciare poco tempo al Grand Mufti per dedicarsi alle altre sue responsabilità”.
Osservatori locali attribuiscono almeno in parte l’aumento delle condanne ad un incremento nella società egiziana di crimini violenti.
“La violenza estrema, finora sostanzialmente sconosciuta alla nostra società, sembra essere diventata un comportamento diffuso ed è legata almeno in parte alla difficile situazione economica del Paese”, ha detto Quraim.
“Per il cittadino medio le opportunità di lavoro non sono mai state così scarse, provocandogli un senso di disperazione”, ha osservato la Al-Kifafi. “Dal punto di vista psicologico, il link tra senso di disperazione e comportamento violento è ben noto e documentato”.
“L’ondata recente di condanne a morte sembra essere un tentativo da parte dello Stato di prevenire azioni criminose”, ha aggiunto Al-Kifafi, secondo cui l’inefficienza del sistema giudiziario spinge i cittadini a farsi giustizia da soli.
Per Quraim, il frettoloso ricorso da parte delle autorità alla pena capitale rappresenta un approccio distorto al problema, oltre che socialmente distruttivo, e costituisce “una specie di omicidio di massa”.
“Emettendo condanne capitali, le autorità hanno cominciato ad esercitare violenza contro la società”.

(Fonte: Nessuno tocchi Caino)

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