Ci viene raccontato di guerre tribali ed etniche, di hutu contro tutsi, di Ruanda contro Congo, di ribelli contro governativi. Una fatale continuazione di anni di odio, di massacri, uccisioni, stupri, devastazione, saccheggi con milioni di morti e rifugiati. Ci viene raccontata l’impotenza dell’ ONU e delle sue truppe dislocate sul posto. Ci viene raccontata l’ennesima emergenza umanitaria. Ci viene detto che ci sono responsabilità da entrambi i fronti, magari più dall’uno che dall’altro.
Tutto questo ha la durata di 24 ore poco più, i TG non hanno spazio sufficiente per tutte le tragedie e devono gettarsi sulla cronaca nera, guardando dal buco della serratura le dolorose vicende delle persone coinvolte. I giornali non sono da meno e la notizia scivola nelle brevi sino a scomparire.
Peccato perché avendo un po’ più di tempo e di voglia si potrebbe spedire qualche inviato speciale nel nord kivu, per visitare le miniere dove vengono estratti minerali di non poco valore tra cui il coltan utilizzato nella produzione dei microchip che ritroviamo nei nostri cellulari. Magari si riuscirebbe a capire chi sono le aziende che pur di acquistare le materie prime di cui sopra, rendono la zona tra le prime al mondo in termini di corruzione e che al contempo finanziano, di fatto, l’acquisto di armi da parte dei delinquenti assassini che poi imperversano nella regione. E magari i nostri governi, sotto pressione, invece di girare la testa dall’altra parte inviando di tanto in tanto qualche spicciolo per mettersi la coscienza a posto, sarebbero costretti ad intervenire per fermare questo commercio criminogeno e criminale che alimenta il genocidio in corso. E magari alla fine si riuscirebbe a riportare un po’ di pace e ad organizzare un intervento umanitario che non assomigli a una foglia di fico che copre la nostra vergogna.
Tutto questo ha la durata di 24 ore poco più, i TG non hanno spazio sufficiente per tutte le tragedie e devono gettarsi sulla cronaca nera, guardando dal buco della serratura le dolorose vicende delle persone coinvolte. I giornali non sono da meno e la notizia scivola nelle brevi sino a scomparire.
Peccato perché avendo un po’ più di tempo e di voglia si potrebbe spedire qualche inviato speciale nel nord kivu, per visitare le miniere dove vengono estratti minerali di non poco valore tra cui il coltan utilizzato nella produzione dei microchip che ritroviamo nei nostri cellulari. Magari si riuscirebbe a capire chi sono le aziende che pur di acquistare le materie prime di cui sopra, rendono la zona tra le prime al mondo in termini di corruzione e che al contempo finanziano, di fatto, l’acquisto di armi da parte dei delinquenti assassini che poi imperversano nella regione. E magari i nostri governi, sotto pressione, invece di girare la testa dall’altra parte inviando di tanto in tanto qualche spicciolo per mettersi la coscienza a posto, sarebbero costretti ad intervenire per fermare questo commercio criminogeno e criminale che alimenta il genocidio in corso. E magari alla fine si riuscirebbe a riportare un po’ di pace e ad organizzare un intervento umanitario che non assomigli a una foglia di fico che copre la nostra vergogna.
Magari!
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