Dal il Secolo XIX
Prima dichiarazione:
“Condivido – ha dichiarato - la richiesta e l’esigenza di difendere i diritti di ogni singola persona e la necessità di vedere sempre più combattuti quei pregiudizi che creano discriminazioni ed emarginazioni. Non penso solo all’omosessualità ma alle diverse situazioni sociali complesse, spesso drammatiche e quasi sempre subìte in una connivente indifferenza generale. Trovo pertanto legittimo combattere e difendere i valori della dignità, parità e laicità, valori che, tuttavia, non ritengo siano né difesi né rappresentati da una manifestazione provocatoria come il Gay Pride. Non è attraverso quel tipo di iniziativa che si possono ottenere rispetto e attenzione, a meno che non si desideri semplicemente porsi sotto i riflettori per qualche giorno, alimentando polemiche e disapprovazione generali. Inoltre, - ha concluso Repetto - aver scelto come data il giorno dedicato al Corpus Domini è irrispettoso verso le persone che credono, offende una sensibilità religiosa e spirituale che non è meno degna del rispetto che i manifestanti chiedono. Ritengo sarebbe più incisivo ed efficace dimostrare mantenendo la tolleranza nei confronti degli altri modi di pensare. Genova resta medaglia d’oro della Resistenza e simbolo di una cultura laica, una città dove tradizionalmente hanno sempre trovato spazio popoli, culture e differenti individualità. Resterà una città dei diritti anche senza il Gay Pride”.
Seconda dichiarazione:
“Le manifestazioni del proprio pensiero, quando avvengono con modalità corrette, nel rispetto della civiltà e senza recare offesa, sono un dato acquisito”.
“Il Gay Pride si è già svolto a Roma nell’anno del Giubileo.”
Autore della prima dichiarazione:
Il presidente della Provincia Alessandro Repetto del Partito Democratico.
Autore della seconda dichiarazione:
Il Presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco.
No comment.
Prima dichiarazione:
“Condivido – ha dichiarato - la richiesta e l’esigenza di difendere i diritti di ogni singola persona e la necessità di vedere sempre più combattuti quei pregiudizi che creano discriminazioni ed emarginazioni. Non penso solo all’omosessualità ma alle diverse situazioni sociali complesse, spesso drammatiche e quasi sempre subìte in una connivente indifferenza generale. Trovo pertanto legittimo combattere e difendere i valori della dignità, parità e laicità, valori che, tuttavia, non ritengo siano né difesi né rappresentati da una manifestazione provocatoria come il Gay Pride. Non è attraverso quel tipo di iniziativa che si possono ottenere rispetto e attenzione, a meno che non si desideri semplicemente porsi sotto i riflettori per qualche giorno, alimentando polemiche e disapprovazione generali. Inoltre, - ha concluso Repetto - aver scelto come data il giorno dedicato al Corpus Domini è irrispettoso verso le persone che credono, offende una sensibilità religiosa e spirituale che non è meno degna del rispetto che i manifestanti chiedono. Ritengo sarebbe più incisivo ed efficace dimostrare mantenendo la tolleranza nei confronti degli altri modi di pensare. Genova resta medaglia d’oro della Resistenza e simbolo di una cultura laica, una città dove tradizionalmente hanno sempre trovato spazio popoli, culture e differenti individualità. Resterà una città dei diritti anche senza il Gay Pride”.
Seconda dichiarazione:
“Le manifestazioni del proprio pensiero, quando avvengono con modalità corrette, nel rispetto della civiltà e senza recare offesa, sono un dato acquisito”.
“Il Gay Pride si è già svolto a Roma nell’anno del Giubileo.”
Autore della prima dichiarazione:
Il presidente della Provincia Alessandro Repetto del Partito Democratico.
Autore della seconda dichiarazione:
Il Presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco.
No comment.
(Nella foto: Gay Pride 2008 - fonte Repubblica.it)
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