giovedì 16 ottobre 2008

Apartheid


S’iniziò con l’istituzione di classi separate per i bambini stranieri nella scuola dell’obbligo. Naturalmente per meglio inserirli e integrarli nella nostra società, e poiché non parlavano perfettamente l’italiano la cosa migliore fu tenerli separati dai coetanei durante le lezioni, questo di certo lì fece sentire ben accetti e amati.

Più tardi si pensò che anche l’attività fisica in comune potesse ingenerare delle situazioni conflittuali, si pensò quindi di utilizzare a turno gli spazi disponibili per tale attività. Purtroppo data l’esiguità degli spazi sopra citati si dovette seppur di mala voglia vietare ogni tipo di attività agli ultimi arrivati in ordine di colore e area geografica.

Il divieto di utilizzo dei medesimi bagni suscitò all’inizio molto clamore, ma una volta spiegato che la misura si era resa necessaria dato che le zone di provenienza dei bambini non garantivano dal punto di vista sanitario degli standard di sicurezza accettabili, il tutto rientrò.

Il passo successivo fu quello degli autobus separati, una misura necessaria in linea con i provvedimenti di cui sopra, testimonianza di una visione coerente. Estendere questi provvedimenti anche ai genitori venne da sé.

Al fine di provvedere alla risoluzione dell’annoso problema casa, vennero istituiti in ogni città dei quartieri, rigidamente separati dai quartieri degli indigeni, in cui ciascun gruppo di non italiani aveva la libertà di insediarsi. Il controllo dei quartieri venne assegnato a dei gruppi organizzati che avevano offerto il loro contributo di tempo e d’impegno per meglio mantenere l’ordine, il tutto nel più totale anonimato dato che come benefattori non intendevano comparire, preferivano rimanere nell’ombra magari in più d’uno.

Anche per quanto riguarda il lavoro si riuscì a risolvere brillantemente il problema dell’impiego per i soggetti sopra citati. Continuarono a svolgere tutti quei lavori che gli indigeni non avevano più voglia di fare retribuiti della metà e per i più fortunati si arrivò fino al 25% del normale compenso. Peccato che la qualità della produzione fosse davvero bassa. Alle volte visto i luoghi di provenienza di questi prestatori d’opera, per farsi capire bisognava intervenire energicamente.

In questi giorni è stata approvata una mozione presentata dalla Lega Nord in cui si propone l’istituzione di classi separate per gli stranieri. Un primo passo. Sta a noi tutti che i restanti passi, non si realizzino.
Alla domanda: “Sono nostri fratelli?” La risposta non può che essere SI.
NON MOLLARE.
(Nella foto: Un cartello dell'epoca dell'apartheid)

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