domenica 30 novembre 2008

Massacri


Ancora massacri in Nigeria, le violenze sono scoppiate venerdì dopo che, a Jos, città incuneata tra il Nord del Paese a maggioranza mussulmana e il sud cristiano, sono stati contestati i risultati di un’elezione locale. Un responsabile della croce rossa protetto dall’anonimato ha dichiarato che all’interno della moschea della città di Jos, capoluogo dello stato di Plateau nel centro della Nigeria, ha potuto contare 218 corpi. Migliaia di persone hanno lasciato le loro case trovando rifugio in edifici governativi o all’interno di luoghi di culto. Mentre il bilancio delle vittime degli scontri sembra destinato ad aumentare, il governatore dello stato, Jonah Jang ha dichiarato il coprifuoco, ordinando alle truppe di sparare a vista. Intanto i soldati stanno provvedendo al recupero dei corpi abbandonati lungo le strade, cercando così di evitare la diffusione di epidemie. Lo scontro religioso, come spesso capita, si unisce e maschera le vere cause del conflitto che risiedono nella possibilità di accedere alle risorse naturali del luogo e al possesso della terra, non meno importanti sono i due milioni di barili di greggio che ogni giorno sono estratti in Nigeria.
Silenzio ed inerzia della comunità internazionale.

venerdì 28 novembre 2008

Differenze


C'è una differenza profonda fra piacere e gioia. Il primo muore con la sua soddisfazione, la seconda continua attraverso il piacere degli altri.


Vittorio Dan Segre, pensionato

giovedì 27 novembre 2008

Antisionismo, antisemitismo, negazionismo


Oggi, all’Università di Gerusalemme, ho avuto l’onore di leggere al Presidente Giorgio Napolitano la motivazione della sua elezione a Doctor Philosophiae Honoris Causa. Il Presidente Napolitano è innanzitutto uno Statista ammirevole per il suo lungo, coraggioso e non facile percorso sulla strada dei valori dell’antifascismo, della democrazia, della libertà, della giustizia sociale, e dell’unità nazionale. Ma il Presidente Napolitano ha saputo anche dire parole nobili e gratificanti sulle questioni che toccano più acutamente il popolo ebraico e lo stato d'Israele. Fu esemplare il suo discorso in occasione della Giornata della Memoria: “Dobbiamo combattere ogni rigurgito di antisemitismo, anche quando esso si travesta da antisionismo, perché antisionismo significa negazione della fonte ispiratrice dello Stato ebraico, delle ragioni della sua nascita ieri e della sua sicurezza oggi, al di là dei governi che si alternano nella guida di Israele”.


Sergio Della Pergola
demografo, Università Ebraica di Gerusalemme

martedì 25 novembre 2008

Uomini e caporali


Ogni estate migliala di stranieri, provenienti dall'Africa e dall'Europa dell'Est, si riversano nel Tavoliere delle Puglie per impegnarsi nella raccolta dei pomodori e di altri frutti della terra. Sono i nuovi braccianti: vivono in casolari diroccati o in baraccopoli, in condizioni igieniche, lavorative e salariali atroci, che sembravano scomparse. La loro esistenza viene afferrata e stritolata da un sistema agricolo arcaico e disumano. Diventano vittime dei caporali i quali, d'accordo dei proprietari terrieri della zona, li smistano in tutta la regione. Tra i "nuovi schiavi" che hanno provato a ribellarsi, molti sono scomparsi nel nulla. Altri sono morti in circostanze misteriose. Ma nell'estate del 2005 tre ragazzi polacchi sono riusciti a scappare dai loro aguzzini e a raggiungere il consolato di Bari. Grazie alla loro denuncia, è stato possibile un blitz dei carabinieri e un'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia che ha portato all'arresto di decine di caporali. L'autore ha incontrato le vittime, ha studiato le tecniche e le "biografie" dei nuovi kapò, ha interrogato magistrati, avvocati, medici, sindacalisti che hanno provato a opporsi allo sfruttamento. Racconta un Sud in bilico tra arretratezza e modernità, all'avanguardia nella gestione del nuovo mercato delle braccia. Un Sud dinamico e al contempo immutabile, in cui la terra si lavora come cento anni fa quando a essere sterminati nelle campagne erano i braccianti pugliesi.


Alessandro Leogrande
“Uomini e caporali”
Viaggio tra i nuovi schiavi nelle campagne del sud.
Mondadori Editore

domenica 23 novembre 2008

Gli assassini della memoria

La vicenda del professor Roberto Valvo, sospeso dall’Ufficio scolastico del Lazio per le sue affermazioni negazioniste, invita a riprendere in mano un vecchio testo di Pierre Vidal-Naquet (“Gli Assassini della memoria”, ora riproposto dalle edizioni Viella con un’introduzione di Giovanni Miccoli).“Curiosi storici, in verità questi che invece di impegnarsi a ‘conoscere lo sviluppo preciso degli avvenimenti’ si ergono a giudici delle ‘prove di colpevolezza’ in un processo che ha luogo soltanto perché essi negano l’esistenza della materia del contendere e che, al momento del verdetto, saranno dunque necessariamente portati a dichiarare false tutte le prove contrarie all’a-priori da cui non recedono”.

David Bidussa
storico sociale delle idee

sabato 22 novembre 2008

Socialismo liberale


“La collana da me diretta è dedicata esclusivamente a esaminare i problemi che oggi nel nostro Paese pone la Chiesa come forza politica. La collana si rivolge più che agli studiosi, ai lettori dei settimanali e ha carattere polemico. Vuole essere uno strumento di lotta politica”. Così Ernesto Rossi a Roberto Mrozzo della Rocca in una lettera del 24 dicembre 1959 dove chiariva obiettivi e scopi della collana “Stato e Chiesa”, curata (gratuitamente) per l’editore Parenti. Un impegno cominciato nel 1957 e che si conclude nel 1962. Inizialmente Rossi avrebbe voluto “sfornare un libretto” ogni tre mesi, per assicurare “continuità” alla collana: “volumetti di non più di duecento pagine, dal tono polemico e incalzante anche nel ritmo di uscita, dal punto di vista economico le pubblicazioni dovevano essere alla portata di tutti: nel febbraio 1957 Rossi non avrebbe voluto un prezzo di copertina superiore alle 500 lire a volume cosa di difficile realizzazione…”. Il bel volume, di Simonetta Michelotti, “Stato e Chiesa: Ernesto Rossi contro il clericalismo” (Rubbettino editore) è fonte di preziose informazioni. “Anche se non tutti i volumi della collana ebbero i crismi dell’originalità, ciò non implica una mancanza di interesse nelle attività editoriali di Rossi, poiché riveste un’importanza fondamentale anche il divulgare e il riproporre opere che andrebbero altrimenti perdute (è il caso de “Il Sillabo”) ovvero soffrono delle difficoltà di reperimento (è il caso dei testi in “La Conciliazione”). Completano la rosa dei volumi in cui furono riproposti documenti o scritti del passato “Clericali e laici”, “Lo stato catechista”, “L’Azione Cattolica e il regime”, anche se quest’ultima opera fu pubblicata fuori collana. Altri volumi si differenziano da questo modello solo perché la riproposta dei documenti o degli scritti è collegata al periodo 1957-1962, come il “Processo al Vescovo di Prato”, “A trent’anni dal “Concordato”, e in parte anche “Il manganello e l’aspersorio”, poiché già anticipato sulle colonne de “Il Mondo”. Opere originali invece “Risorgimento scomunicato”, “I preti in cattedra”, “Gli spretati”, “Socialisti anticlericali”, “Papalini in città libera” e “Matrimonio concordatario”, anche se quest’ultimo contiene un repertorio documentale.
“Preti in cattedra” , quarto volume della collana, veniva così presentato: “La scuola moderna ha come suo fine fondamentale la formazione della personalità, intesa nel senso più ampio della parola: deve, cioè, insegnare quali sono e come vanno usati gli strumenti della conoscenza per la ricerca della verità; informare sui fatti, e sulle teorie che spiegano i fatti, senza reticenze e deformazioni; abituare all’esame critico dei diversi punti di vista; educare gli uomini di carattere, consapevoli dei loro doveri e capaci di rivendicare i loro diritti. Questa scuola è l’antitesi della scuola confessionale, che sostiene la verità rivelata contro la verità di ragione; che professa l’insegnamento catechistico invece della libera ricerca individuale; che educa ad obbedire docilmente alle autorità costituite, qualunque esse siano, purché vadano d’accordo col Papa. Per demolire quanto i migliori uomini del nostro Risorgimento avevano costruito in questo campo, il regime fascista già aveva ristabilito l’insegnamento della religione nella scuola pubblica, aveva dato il riconoscimento legale alle scuole confessionali, aveva stipulato il Concordato, per il quale l’insegnamento della dottrina cattolica costituisce il “fondamento” e il “coronamento” di tutta la pubblica istruzione. Dopo la guerra i governi vicari della S.Sede hanno continuato nell’opera di demolizione facendo mancare alla scuola pubblica i mezzi finanziari indispensabili, permeandola di principi pedagogici sostenuti dalle encicliche pontificie, ed avvilendola in tutti i modi, a vantaggio della scuola dipendente della gerarchia ecclesiastica. Luigi Rodelli, ordinario di lettere italiane e latine nei licei dello Stato, offre, in questo libro un quadro completo della situazione nei diversi ordini di studi, e ne trae le conseguenze sulla base della sua diretta esperienza di insegnante “laico”. Impostando il problema della pubblica istruzione in Italia nei suoi termini storici, giuridici, morali, questo libro è insieme una fonte di informazione e un invito all’azione per tutti coloro che non sono disposti a lasciare la scuola in balia dei preti o a farla cadere sotto il loro dominio, come era da noi prima dell’unificazione, e come è ancora oggi in Spagna, paese perciò additato come modello ideale dai gesuiti e dalla Curia romana.

L’angelo custode.

Entriamo in una scuola elementare. Non sempre si tratta di un edificio costruito ad hoc, né di un edificio convenientemente adattato a questo scopo; a volte non si tratta neppure di un edificio, o di una casa, ma di una baracca, di una grotta o di una stalla dove i fanciulli si danno il turno con le bestie sull’impiantito di terra e portan con sé il banco. Anche nelle città più ricche, dove non si vedono questi spettacoli che sono frequenti soprattutto nelle province del Mezzogiorno, gli edifici scolastici sono così insufficienti che spesso vi si alternano due o tre turni di diverse scolaresche in un giorno. Dal canto loro le statistiche dicono che nel 1952 mancavano 63.848 aule, pari al 40 per cento del fabbisogno total, e che ve ne erano 27.280 allogate nel modo che s’è detto. Una relazione ufficiale aggiunge ai sostantivi la particella ex: “ex conventi, ex caserme, ex stalle, ex soffitte, ex magazzini, ex grotte, ex osterie”. Anche con le nuove leggi del 9 agosto 1954 e del 19 marzo 1955 “passeranno alcuni decenni prima che ci siano sufficienti aule sufficienti per la istruzione elementare di tutti i bambini italiani”, soprattutto quelli del Mezzogiorno e delle isole, perché, come è avvenuto in passato, anche questa volta il complicato sistema dei mutui e delle sovvenzioni ai comuni va a svantaggio dei comuni più poveri e delle frazioni di comuni.

Per la costruzione di nuove chiese e case canoniche il governo italiano ha già stanziato direttamente, in virtù della legge 18 dicembre 1952, 14 miliardi nei primi quattro anni, oltre ai 30 spesi per le ricostruzioni, e continua a iscrivere nel bilancio annuale dello Stato una spesa la cui entità può variare ogni anno senza limiti. Nel solo anno 1956 lo Stato ha ripristinato a sue spese 11.228 campane. Nel varcare la soglia di una scuola elementare queste cifre ci tornano alla mente per averle lette nei giornali.

Considerazioni di tutt’altra natura prevalgono intanto nell’animo nostro. Trovandoci di fronte ad una realtà umana che ci avvince e vuol essere capita nell’ambito del suo essere attuale, hic et nunc, mettiamo da parte principi ed idee generali e ci immergiamo in ciò che ci circonda. La prima impressione – quella di trovarci di fronte a un mondo su scala ridotta – ci riporta alla nostra personale esperienza della scuola elementare. Là dove il nostro ricordo è sbiadito si sovrappone la visione retorico-sentimentale ispirata ai racconti del De Amicis, che abbiamo sistemato “dopo” nella nostra coscienza riflessa. Così come abbiamo scoperto “dopo” il senso di certe parole astratte, di certe intonazioni che ora riaffiorano di colpo dentro di noi. Quel tanto che v’era nell’aria di solidarietà umana, di pari dignità del lavoro e di giustizia sociale ed era il frutto (già contrastato) di una grande passione che aveva animato molti maestri italiani, formatisi alla scuola del positivismo e del socialismo. La scuola elementare aveva ricevuto allora il primo impulso a trasformarsi da sgabello della scuola media, per la quale forniva le nozioni elementari (donde il nome) a scuola primaria di tutto il popolo. Anche nei libri di testo, l’emancipazione dell’uomo dalla schiavitù dell’ignoranza e della superstizione (se non della miseria), la formazione della coscienza morale erano gli ideali che avevano preso il posto del vuoto formalismo (il galateo) e del compassato moralismo ipocrita dei tempi di Giannetto e Giannettino. I piccoli protagonisti di una falsa letteratura per l’infanzia, contro la quale nel 1871 aveva alzato la sua voce Francesco De Sanctis dalla cattedra dell’università di Napoli.


di Luigi Rodelli

venerdì 21 novembre 2008

Qualcuno con cui correre


"Qualcuno con cui correre" è il titolo di un film israeliano, tratto dall'omonimo libro di David Grosman, che è stato presentato ieri sera a Roma con doppiaggio in lingua italiana al festival del cinema israeliano organizzato dal Pitigliani e che da domani sarà proiettato nel circuito comune. Per chi immagina Israele, e la sua capitale Gerusalemme, come la terra del latte e del miele, dove si realizzano i sogni e gli ideali virtuosi, il film è uno schock con la sua presentazione di adolescenti disperati e tossici, di sfruttatori, di bande fasciste, di violenze di ogni tipo. La realtà di Israele non è quella dell'ideale, e in questo si può dire che si sia realizzato il sogno sionista di rendere gli ebrei un popolo "normale", con la sua brava percentuale di delinquenti e problemi sociali. Il film-parabola finisce però con un happy end, come le antiche favole. Se fossimo del tutto un popolo "normale", oggi la realtà e la letteratura non lascerebbero spazio all'ottimismo. Probabilmente c'è ancora un piccolo spazio per la nostra "anormalità", che si esprime, malgrado tutto, con qualcosa di diverso; in questo caso èsemplicemente la speranza.


RiccardoDi Segni, rabbino capo di Roma

martedì 18 novembre 2008

Rispetto, silenzio e solitudine


Eluana, e suo padre. Difficile esprimersi. Terribilmente difficile. Ho solo un presentimento: siamo abituati a pensare che quando qualcuno soffre la presenza degli altri sia qualcosa di indispensabile. Si porgono le con-doglianze. Come se il dolore non ammettesse la solitudine. La tradizione ebraica invita a non giudicare una persona nel momento del dolore. Sulla lunga distanza del tempo e dello spazio, provo a immaginare che forse, in questa storia di dolore che vede un padre e una figlia insieme, attraverso la vita e la morte, forse lasciare spazio a un poco di solitudine sarebbe stato un atto di rispetto. Invece di inveire contro una sentenza, in loro nome. Invece di gridare all'assassinio, in loro nome. Invece di mettersi nei loro panni, come se fosse la cosa più facile di questo mondo.

Elena Loewenthal, scrittrice

venerdì 14 novembre 2008

Conversione versus conversazione

Una delle piaghe del nostro tempo è di parlare troppo e troppo spesso di Dio.
Troppo poco e poco spesso con Dio.


Vittorio Dan Segre, pensionato

martedì 11 novembre 2008

Omicidi

Secondo il potere Vaticano rispettare le volontà di fine vita di Eluana Englaro, è omicidio. Vogliono regalarle la naturalità della morte. Dicono proprio così. Lo trovo a dir poco ributtante. Questi sono gli stessi che hanno regalato a Giordano Bruno il rogo sul quale lo hanno arso vivo. Sono passati poco meno di 408 anni. Ma per questo potere nulla è cambiato, permane la violenza, ora solo verbale ma certo non meno pericolosa, e l'odio per ogni forma di libero arbitrio. Vi chiedete se è lo stesso potere che ritiene Pio XII un santo? Risposta esatta.

domenica 9 novembre 2008

Espulsioni mirate



Medici Senza Frontiere costretta a lasciare Lampedusa: interrogazione dei parlamentari radicali


Roma, 6 novembre 2008

Medici Senza Frontiere, l'Ong umanitaria che svolge la sua attività di assistenza sanitaria in diversi paesi del mondo, è stata costretta a chiudere, lo scorso 31 ottobre, le sue attività sull'isola di Lampedusa a causa del mancato rinnovo del Protocollo di intesa con il Ministero degli Interni. I deputati radicali Rita Bernardini e Matteo Mecacci e i senatori radicali Donatella Poretti e Marco Perduca, hanno oggi depositato la seguente interrogazione parlamentare:
Al Ministero degli Interni
Per sapere – premesso che:
- l'ong di assistenza e aiuto sanitario, Medici Senza Frontiere (MSF), conosciuta in tutto il mondo per il suo impegno umanitario, il 31 ottobre 2008 scorso è stata costretta a chiudere le sue attività sull'Isola di Lampedusa, dopo sei anni, a causa del diniego del Ministero degli Interni a firmare un nuovo Protocollo d'Intesa e a non rilasciare il permesso necessario affinghè MSF continui ad operare adeguatamente;
- MSF ha garantito dal 2002 visite mediche d'emergenza gratuite per i migranti che arrivano sull'isola dopo aver attraversato un drammatico viaggio in mare. Dal 2005 fino ad oggi il team di MSF ha visitato 4.550 migranti, 1.420 solo fra gennaio e ottobre del 2008;
- l'assistenza sanitaria e di primo intervento di MSF ha consentito in questi anni un supporto importante, necessario e utile al servizio sanitario regionale che non riesce, viste le continue gravi emergenze, a far fronte autonomamente all'assistenza di migliaia di persone che necessitano di primo soccorso; nei primi dieci mesi del 2008 le persone sbarcate sulle coste dell'Isola di Lampedusa sono state più di 25.000;
- negli ultimi anni tra i migranti sbarcati a Lampedusa vi sono stati incrementi di patologie dovute alle condizioni dei viaggi in mare (traumi, ipotermia, ustioni etc.).
- rispetto agli anni scorsi è cambiata la popolazione migrante, dal momento che sempre più persone provengono da zone di guerra o paesi colpiti da carestie, come Somalia, Eritrea, Sudan ed Etiopia (30%). Un dato rilevante è l'incremento del numero delle donne (12%) e dei minori (8%), con un aumento delle donne in gravidanza (151 dall'inizio
dell'anno).
Per sapere:
- quali sono i motivi del mancato rinnovo del Protocollo di intesa e quindi delle autorizzazioni ad operare sull'Isola di Lampedusa da parte della Ong internazionale Medici Senza Frontiere;
- se non ritenga il Ministro che tale decisione sia in netto contrasto con le varie disposizioni nazionali e internazioni sul rispetto dei diritti umani sottoscritte dall'Italia;
- quali studi e analisi sono stati fatti dal Governo italiano riguardo le garanzie di assistenza sanitaria che senza l'apporto del MSF potranno essere assicurati a migliaia di migranti d'ora in poi;
- quali sono le Ong che attualmente operano sull'Isola di Lampedusa e quali sono i criteri che consentono la firma di Protocolli di intesa con le stesse.
Deputati:
Rita Bernardini
Marco Beltrandi
Matteo Mecacci

Senatori:
Donatella Poretti
Marco Perduca-->
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sabato 8 novembre 2008

Futuro remoto


Le società umane vivono se investono sul futuro, se formano giovani capaci di affrontare le sfide del loro tempo. In Italia non sembra un principio che interessi a qualcuno. Il modo per valutarlo è fare i conti a chi quel futuro dovrebbe costruirlo e, allo stesso tempo, chiedersi perché sia più interessante “salvare l’Alitalia” e mettere tutti d’accordo, ma non intervenire sulla scuola seguendo lo stesso principio. Non ci va un discorso complicato.Un ricercatore universitario – quella figura su cui tutti piangono se va via, ma su cui nessuno investe - percepisce in media uno stipendio di 1480 euro al mese. Detto in altri termini: giovani scienziati da cui ci aspettiamo la cura del cancro, la scoperta di fonti di energia rinnovabile o, anche la nuova cultura che ci consenta di interpretare e capire il nostro tempo, guadagnano meno dell’idraulico che ci ripara il lavandino. Non dipende dal fatto che un idraulico guadagna molte volte di più perché ha meno concorrenti sul mercato. Il mercato non c’entra nulla. C’entra, e molto, se noi pensiamo di avere un futuro e quanto vogliamo investirvi.La scuola (e ancor più la ricerca) è pensata come un peso e non come un luogo in cui si scommette sul futuro. Infatti, se lo fosse solleciterebbe una ricerca di mediazione simile a quella che ha interessato l’Alitalia. Segno evidente del “tempo corto” che ci caratterizza e del fatto che al di là dei discorsi solenni di molti, il futuro non ci riguarda. La scuola infatti non produce reddito, anzi è un costo; non dà riscontri immediati (e dunque è in netto contrasto con una cultura del “tutto e subito”); richiede che si rinunci a qualcosa (principio estraneo all’etica pubblica corrente). E che tutto questo ne valga la pena. Un dato che dice che l’Italia non è un paese per giovani.
David Bidussa, storico sociale delle idee

lunedì 3 novembre 2008

Faccio porto


Sono fuori per qualche giorno ci rileggiamo,

un caro saluto a tutti voi,

a presto.

domenica 2 novembre 2008

Microchip insanguinati




Ci viene raccontato di guerre tribali ed etniche, di hutu contro tutsi, di Ruanda contro Congo, di ribelli contro governativi. Una fatale continuazione di anni di odio, di massacri, uccisioni, stupri, devastazione, saccheggi con milioni di morti e rifugiati. Ci viene raccontata l’impotenza dell’ ONU e delle sue truppe dislocate sul posto. Ci viene raccontata l’ennesima emergenza umanitaria. Ci viene detto che ci sono responsabilità da entrambi i fronti, magari più dall’uno che dall’altro.
Tutto questo ha la durata di 24 ore poco più, i TG non hanno spazio sufficiente per tutte le tragedie e devono gettarsi sulla cronaca nera, guardando dal buco della serratura le dolorose vicende delle persone coinvolte. I giornali non sono da meno e la notizia scivola nelle brevi sino a scomparire.
Peccato perché avendo un po’ più di tempo e di voglia si potrebbe spedire qualche inviato speciale nel nord kivu, per visitare le miniere dove vengono estratti minerali di non poco valore tra cui il coltan utilizzato nella produzione dei microchip che ritroviamo nei nostri cellulari. Magari si riuscirebbe a capire chi sono le aziende che pur di acquistare le materie prime di cui sopra, rendono la zona tra le prime al mondo in termini di corruzione e che al contempo finanziano, di fatto, l’acquisto di armi da parte dei delinquenti assassini che poi imperversano nella regione. E magari i nostri governi, sotto pressione, invece di girare la testa dall’altra parte inviando di tanto in tanto qualche spicciolo per mettersi la coscienza a posto, sarebbero costretti ad intervenire per fermare questo commercio criminogeno e criminale che alimenta il genocidio in corso. E magari alla fine si riuscirebbe a riportare un po’ di pace e ad organizzare un intervento umanitario che non assomigli a una foglia di fico che copre la nostra vergogna.


Magari!

sabato 1 novembre 2008

Alleanza vincente


Negli Usa è rispuntato il Ku-Klux-Klan con gli stessi personaggi degli anni '70, un po' invecchiati, e lo stesso odio verso i neri, i diversi, gli ebrei, con la stessa voglia di supremazia bianca. Negli anni '60 gli ebrei furono alleati dei neri contro il Ku-Klux-Klan e per i diritti civili. Sfilarono insieme, e combatterono insieme. Poi, purtroppo, questa alleanza si ruppe. Ora, se Obama sarà eletto presidente, sarà con i voti dei neri e degli ebrei, di nuovo insieme. E questa anche non è cosa da poco.

Anna Foa, storica